MANUELA MARZIANI
Cronaca

Femminicidi, ora basta. Le donne in piazza: "Ci vogliamo vive. Insorgeremo sempre"

Pavia, ricordata Sabrina uccisa a Chignolo Po. "Per lei troppo poco rumore"

Pavia, ricordata Sabrina uccisa a Chignolo Po. "Per lei troppo poco rumore"

Pavia, ricordata Sabrina uccisa a Chignolo Po. "Per lei troppo poco rumore"

Ancora in piazza a meno di un mese dall’8 marzo per gridare: "Ci vogliamo vive". Dopo l’uccisione a Messina e a Roma di Sara Campanella e Ilaria Sula, studentesse di appena 22 anni, “Non una di meno“ ha deciso di reagire tenendo un presidio in piazza della Vittoria. "Ogni volta che una donna ha una pretesa di libertà c’è un uomo che la contrasta – ha detto Rossella Cabras parlando al microfono –, fino ad arrivare a commettere un femminicidio. Vogliamo insorgere ogni qual volta i femminicidi continueranno a distruggere le nostre esistenze".

Durante la manifestazione è stata ricordata anche Sabrina Baldini Paleni, 56 anni, trovata morta a metà marzo nella sua abitazione di Chignolo Po. "Per Sabrina – ha aggiunto Cabras – non abbiamo fatto sufficiente rumore quando è stata uccisa, intendiamo farlo adesso. E lo faremo sempre, quando una donna sarà ammazzata in modo violento da chi dice di amarle o dal quale credono di essere amate, perché purtroppo molto spesso il femminicida ha le chiavi di casa".

E, durante la manifestazione, non è mancata anche una punzecchiatura nei confronti del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che proprio parlando delle due giovanissime uccise ha detto: "La magistratura può arrivare entro certi limiti a reprimere questi fatti, che si radicano probabilmente nell’assoluta mancanza di educazione civica e di rispetto verso le persone, soprattutto per quanto riguarda giovani e adulti di etnie che magari non hanno la nostra sensibilità verso le donne".

"Il femminicida non è necessariamente uno straniero –ha proseguito Rossella Cabras –. Il femminicidio appartiene alla cultura dello stupro e alla cultura patriarcale". Dal pubblico si è alzata una voce di donna: "Non serve repressione, serve educazione". Una ragazza, invece, ha preso il microfono per raccontare la sua esperienza: "Mi ripetono che, se avessi denunciato prima adesso non soffrirei di depressione. Sono un’assistente sociale, dovrei fare tirocinio in un centro antiviolenza e tutti mi rifiutano perché dicono che non ho elaborato la violenza, dopo anni e anni di lavoro su di me. Non solo ci vogliamo vive, ma anche libere dall’etichetta di vittima".