Viegano (Pavia) - Ha ammesso le sue responsabilità, così come aveva già fatto in sede di interrogatori davanti al pubblico ministero, Marco De Frenza, il cinquantanovenne di Mede indagato per omicidio volontario aggravato. È stato lui – ha confermato al Gip del Tribunale di Pavia, Pasquale Villani – a colpire Marylin Pera, 39 anni, sua compagna da un paio di settimane, con un grosso coltello da cucina. La decisione del giudice era ancora attesa nella serata ma è pressoché certo che l’arresto sarà convalidato e l’uomo resterà in carcere. "Oltre ad un possibile pericolo di fuga – osserva l’avvocato Valentina Zecchini Vaghi, difensore di fiducia dell’indagato che è attualmente recluso nel carcere dei Pavia – la permanenza in carcere del mio assistito è uno strumento per garantirne l’incolumità".
Ieri mattina in videoconferenza il Gip ha nominato anche due periti, il dottor Maurizio Merlano, medico legale e la dottoressa Claudia Vignali, esperta tossicologa, che dovranno svolgere gli accertamenti sulla salma della donna. L’esame tossicologico in particolare dovrà stabilire se, come ha sostenuto De Frenza, la vittima avesse assunto droga la sera precedente, quando aveva fatto ritorno a Mede. I periti dovranno inoltre accertare le esatte cause del decesso, la loro compatibilità con la dinamica descritta dall’indagato e la corrispondenza con quella che è considerata l’arma del delitto. Per rispondere ai quesiti del giudice i periti hanno chiesto 90 giorni di tempo.
De Frenza al giudice ha raccontato che dopo l’omicidio il telefono della vittima ha suonato più volte tanto che, infastidito, lo ha spento. Già martedì sera, ha poi aggiunto, ha ricevuto telefonate da parte dei congiunti di Marylin Pera che avevano il suo numero perché la donna, quando i due si erano allontanati insieme, in alcune occasioni li aveva chiamati da quella utenza. L’omicidio si è consumato nella tarda mattinata di martedì in corso Novara 4, nell’appartamento che il figlio di De Frenza aveva messo provvisoriamente a disposizione del padre. L’uomo, dopo aver colpito la vittima che aveva manifestato l’intenzione di tornare dalla sua famiglia, è rimasto in casa per ore alternando stati di lucidità a momenti ottenebrati dall’alcol, sino a quando non ha deciso, nel pomeriggio di mercoledì, di presentarsi all’ingresso del carcere vigevanese per costituirsi.