Pavia – Sono ancora caldissime le ceneri della battaglia di accuse e ricusazioni tra Procura, avvocati e periti che già spunta, sulla scena, l’ennesima novità sul caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco la mattina del 13 agosto del 2007.

Il delitto, per il quale Alberto Stati è stato condannato in via definitiva nel 2015, sta seguendo da mesi la nuova pista che vede indagato Andrea Sempio, amico della famiglia Poggi le cui tracce genetiche sono state rinvenute sotto le unghie di Chiara. Sempio era già stato indagato nel 2016, ma la sua posizione fu archiviata nel 2017 per insussistenza di prove. Come in altri casi giudiziari che sembrano non finire mai, muovendosi per stratificazioni, ci sono vecchi atti che riemergono da anni di silenzio e tornano all’improvviso centrali.
Quello che emerge in queste ore è un dettaglio: nella riapertura dell’inchiesta sul delitto di Garlasco avvenuta quest’anno, che vede oggi Sempio formalmente indagato per omicidio in concorso, spunta un “nuovo vecchio” fascicolo vecchio di dodici anni. Era l’anno 2013: mentre Stasi era ancora formalmente innocente e i suoi avvocati si sgolavano per dimostrarlo, nasceva un “procedimento numero due” a carico di ignoti, nel quale già si intravedeva l’ombra lunga di Andrea Sempio. Ma il dossier fu archiviato nel 2018. Fine della storia? Macché.
Il fascicolo del 2013
Questo fascicolo, infatti, è tra quelli confluiti in quello dell’attuale inchiesta. Secondo quanto depositato in una memoria dalla Procura di Pavia – depositata dall’aggiunto Stefano Civardi e dal pubblico ministero Valentina De Stefano – la genesi dell’indagine su Sempio è più articolata di quanto finora noto. Il 7 febbraio 2024, prima dell’apertura formale delle nuove indagini, la Procura ha riunito tre procedimenti: uno del 2020 a carico di ignoti, già archiviato, dove comunque l’attenzione era puntata su Sempio; il fascicolo del 2013, appunto, nato su impulso della difesa di Stasi; e quello del 2023, aperto sempre a carico di ignoti ma nato da nuovi atti presentati sempre dagli avvocati di Stasi.
Il moto perpetuo della difesa
È un passaggio importante. Significa che l’indagine in corso su Sempio non nasce dal nulla, né è una semplice riapertura dell’archiviazione del 2017. È, piuttosto, il risultato di una serie di azioni precise e continue portate avanti dalla difesa di Stasi. In altre parole, sono gli avvocati dell’ex fidanzato di Chiara che hanno rimesso tutto in moto. E lo hanno fatto principalmente attraverso due potenziali fonti di prova.
Prima, tra dicembre 2022 e gennaio 2023, gli avvocati hanno consegnato ai magistrati alcune chiavette USB contenenti materiale relativo al “potenziale coinvolgimento di altri soggetti” nell’omicidio di Chiara Poggi. Non è dato sapere cosa ci fosse, esattamente, in quei file. Ma il fatto che siano diventati parte integrante dell’indagine è un indizio che probabilmente non si tratta solo di ipotesi campate in aria.
La battaglia sulla genetica
Poi, il 27 luglio 2023, arriva la consulenza genetica depositata dalla difesa. È quella che segnalava la presenza, sotto le unghie di Chiara, di tracce di DNA riconducibili – secondo chi ha analizzato il campione – proprio ad Andrea Sempio. Un dato che sarà poi confermato dai consulenti della Procura. Ed è questo l’elemento che più di ogni altro ha riacceso l’interesse sulla figura di Sempio, rimasta per anni sullo sfondo.
Ora, con l’inchiesta in corso e Sempio formalmente indagato, i pubblici ministero chiedono anche la ricusazione – condivisa peraltro dalla difesa di Alberto Stasi – del perito Emiliano Giardina, chiamato dal giudice per le indagini preliminari per l’incidente probatorio sulle analisi genetiche. Una richiesta tecnica, ma significativa.