MANUELA MARZIANI
Cronaca

Gigi Bici, un anno fa scompariva il negoziante. La figlia: "Vorrei tutta la verità"

Katia Criscuolo: "Non credo che Barbara Pasetti abbia agito da sola, chi deve pagare, paghi"

Luigi Criscuolo l’8 novembre 2021 non tornò a pranzare. Da allora scattò l’allarme

Pavia - Ad un anno esatto dalla scomparsa e forse anche dalla morte di Luigi Criscuolo, conosciuto a Pavia come Gigi Bici, il mistero continua. Secondo alcune indiscrezioni le indagini si sarebbero dovute chiudere in ottobre con il rinvio a giudizio di Barbara Pasetti, la fisioterapista 40enne di Calignano, l’unica indagata per omicidio volontario, occultamento di cadavere, detenzione illegale di arma non denunciata e tentata estorsione ai parenti della vittima. Ma, quasi sul filo di lana, c’è stato un piccolo colpo di scena: il 10 ottobre la polizia è tornata nell’ex convento di proprietà della donna davanti al quale il 20 dicembre è stato trovato il cadavere del commerciante di biciclette. Durante il sopralluogo sarebbero stati sequestrati degli oggetti della casa che ora verranno esaminati dalla Scientifica di Milano. A fine mese si saprà a chi appartengono le impronte trovate su quegli oggetti e, forse, si potrà sapere se Barbara Pasetti abbia davvero ucciso il 60enne, se sia un altro l’autore del delitto o se abbia avuto un complice.

«Aspettiamo di conoscere le risultanze delle indagini" dice Yuri Lissandrin, l’avvocato difensore dei figli di Gigi, Katia, Rosalia e Umberto Criscuolo. Oggi alle 17,30 il commerciante 60enne sarà ricordato con messa che sarà celebrata nella chiesa della Sacra Famiglia di viale Ludovico il Moro. Ma la figlia Katia, 33 anni, non riesce a darsi pace: "Vorrei sapere chi ha fatto del male a mio padre. Non credo che Barbara Pasetti abbia agito da sola, chi deve pagare, paghi". Le telecamere della tenuta di Calignano non hanno ripreso nulla, ma erano le 15,36 di un anno fa, quando Katia ricevette una telefonata da Victoria, la compagna del padre, con la quale le veniva comunicato che l’uomo non era rientrato per pranzo. Da quel momento Katia si è prodigata per ritrovare il padre al quale era legatissima. "A Calignano, dove mio padre aveva detto che abitava una donna che doveva proteggere - ricorda Katia Criscuolo - ogni giorno erano presenti 60 unità per cercare mio padre. Ho fatto di tutto, ho affisso volantini con il mio numero di telefono in tutta la frazione. Forse per quello le prime lettere estorsive sono arrivate a me. E una sera un’auto con a bordo una donna stazionava davanti al casa mia forse per lasciarmi ancora qualcosa".