
Fischetto in bocca, mantello e feluca: ieri mattina i goliardi pavesi hanno girato tutte le scuole superiori per liberare gli studenti dalla costrizione dei banchi. Attesi, perché è da decenni che il primo martedì di novembre gli universitari meno vincolati ad orari e assenze da giustificare, escono dalle aule dell’ateneo e corrono ad aprire le porte delle classi frequentate dai “fratellini più piccoli“ come li chiamano, per regalare loro una giornata di vacanza supplementare. Quest’anno con il primo martedì che è caduto in un giorno di festa, Ognissanti, la liberatio scholarum è arrivata una settimana dopo, ma è stata ugualmente gradita dai ragazzi che aspettano i fischietti che annunciano l’arrivo dei goliardi e non possono esimersi dal fare lo zaino e abbandonare i banchi. Qualche scuola, che si trova più vicina all’Università è più fortunata, altre che si trovano in periferia sono più penalizzate e quindi talvolta sono state costrette ad autoliberarsi. E, una volta usciti dall’aula, l’appuntamento è in piazza dove il Sacer ordo augustus regnum longobardorum, l’Antiquus ordo goliardicus equites laumellini, l’Ordo clavis universalis e il Sacer ordo lacedemoniorum ellenicus, la goliardia pavese, si ritrovano per fare festa. Ieri, infatti, tra feluche di diverso colore a seconda della facoltà frequentata, c’era pure qualcuno che indossava l’accappatoio sopra al giubbotto.
"La gioia, gli scherzi, lo sberleffo sono stati la “medicina“ alle angosce che spesso offuscavano le mie emozioni - ha commentato Giovanni Asole, autore insieme a Domenico Costanzo di Benedetta goliardia (Giannetto e i mille volti dell’amore), appena pubblicato -. Quelli che racconto sono gli anni dal 1965 al 1972 che non saranno gli anni d’oro della goliardia pavese, ma quelli più belli per me". M.M.