MANUELA MARZIANI
Cronaca

Il destino di una donna. Dai campi profughi a Pavia. Emozioni tra le righe

Ne “La spia ha i capelli rossi” si viaggia tra mondi diversi con Sarah Mustafa. Dalla vita da bimba nella periferia di Amman al ritorno in Italia da ragazza.

La presentazione del libro di Sarah Mustafa (al centro della foto). , con la direttrice della biblioteca Antonella Campagna e il professor Gianni Viaggi

La presentazione del libro di Sarah Mustafa (al centro della foto). , con la direttrice della biblioteca Antonella Campagna e il professor Gianni Viaggi

"Avevo necessità di tirare fuori quella palla di fuoco che avevo dentro". La palla di fuoco alla quale si riferisce Sarah Mustafa, 45 anni, è racchiusa nelle pagine di un libro “La spia ha i capelli rossi” nel quale la donna racconta i suoi dieci anni trascorsi nei campi profughi. Nata a Pavia, quando aveva 6 anni, il padre originario di Hebron l’ha portata a vivere con la sua famiglia d’origine alla periferia di Amman. "È stata un’esperienza forte - ha raccontato Sarah -, a cavallo tra due mondi, due culture tanto diverse. Abituata agli agi di una bambina occidentale, mi sono ritrovata senza un lettino, un bagno, una vasca nella quale lavarsi, ma anche senza pasti garantiti perché il contesto era povero. Per giocare con altri bambini non c’erano i parchi, ci si doveva arrangiare per le strade sterrate e con fogne a cielo aperto. Anche le scuole erano diverse da quelle di Pavia, da una struttura in mattoni con banchi brillanti, ero passata a baracche di eternit e zinco nelle quali si ritrovavano 50 bambine per classe con un banco di legno liso per 4 alunne. Indossavamo grenbiuli rattoppati e studiavamo su libri che si tramandavano di anno in anno, macchiati, sottolineati o strapazzati".

Nei servizi giornalistici che ci arrivano soprattutto dopo il 7 ottobre, spesso di parla di ostaggi, di vittime o di sfollati. "Ho voluto dare voce a quelle vite spezzate - ha aggiunto la scrittrice -. L’ho fatto non attraverso un saggio, ma un romanzo che accompagna il lettore nelle vicende umane di quei personaggi, attraverso fatti storici". Personaggi che vivono la situazione più recente come i problemi di ieri, quando la cultura era differente. "Mia nonna paterna - ha proseguito Sarah Mustafa - ha avuto una storia intensa. Egiziana di origine, quando era bambina è stata data in sposa a un commerciante palestinese. Anche lei come me ha vissuto il passaggio da una cultura all’altra".

Dopo oltre 16 anni trascori in Medio Oriente, Sarah ha voluto rientrare in Italia. "Pavia mi era mancata moltissimo - ha ammesso -, come la mamma, la nonna, gli amici e anche il cibo. Ma non è stato facile reinserirmi. Per 10 anni avevo frequentato scuole totalmente femminili, dove erano donne tutte le insegnanti e le compagne. Quando sono arrivata al Bordoni e sono stata inserita in terza, oltre ad aver dimenticato l’italiano, l’unico posto libero in classe era accanto a un ragazzo. Ricordo che ho trascorso il primo giorno di scuola rigidissima, quasi non respiravo per quanto ero a disagio. Poi mi sono dovuta confrontare con i differenti metodi di insegnamento, era il 1985 e qui si parlava di libertà studentesca. Adattarsi non è stato facile. Per fortuna ho avuto dei docenti bravissimi che hanno avuto molta pazienza con me e dei compagni che sono riusciti a inserirmi senza traumi"