Non aveva ancora compiuto vent’anni e la sua vita è finita. Yousef Hamga, egiziano, è il cinquantesimo detenuto suicida dall’inizio dell’anno. Si è impiccato giovedì scorso nella sua cella della casa corcondariale di Pavia ed è morto ieri in ospedale. Subito soccorso dagli agenti di Polizia penitenziaria e dai sanitari, è stato trasportato al San Matteo, dov’è arrivato in condizioni disperate. Intubato, per giorni i medici della Rianimazione hanno fatto di tutto per strapparlo alla fine, finché non si sono arresi.
"La carneficina non si ferma – commenta Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPa Polizia penitenziaria – Con Yousef sale a 50 la tragica conta dei detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, ai quali dobbiamo aggiungere cinque agenti della Penitenziaria". A Pavia sono 12 i detenuti che si sono tolti la vita dal 2021 a oggi: sei nel 2022, tre nel 2023, altrettanti quest’anno.
"Mentre il Governo, dopo annunci e smentite, ha varato il carcere sicuro – aggiunge il sindacalista – è palese che di sicuro c’è solo che non funzionerà. Serve a poco e in qualche caso provocherà ulteriori effetti negativi. Pensiamo per esempio alla riduzione a 60 giorni effettivi del corso di formazione per gli agenti della Penitenziaria".
Sull’ennesimo episodio è stata avviata un’indagine interna. Si dovrà chiarire la dinamica e capire se la tragedia si potesse evitare. Sembra infatti che il ventenne avesse disagi di tipo psicologico, ma non si sa se seguisse una terapia. Il personale sanitario che opera a Torre del Gallo di recente è aumentato. Sono in servizio 16 medici, 6 psicologi, 16 infermieri, un operatore sociosanitario e un coordinatore infermieristico. Gli agenti invece sono ancora pochi rispetto alla popolazione carceraria di 680 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 515, ma effettiva di 453.
"Sono 14.500 i detenuti oltre la capienza effettiva – conclude De Fazio – e 18mila unità mancanti alla Polizia penitenziaria, gravissime carenze nell’assistenza sanitaria e psichiatrica, strutture fatiscenti e disorganizzazione imperante costituiscono un incendio di vastissime proporzioni in atto nelle carceri e l’Esecutivo pensa di spegnerlo con un bicchiere d’acqua. Ben presto, temiamo, gli effetti saranno ancora più disastrosi e allora sarà più complesso intervenire con efficacia". Intanto da Pavia molti agenti chiedono di essere spostati in un’altra sede, come presto faranno in 72.