Prestavano denaro a tassi che, in poco tempo, superavano anche il 150%. E per riavere i soldi non esitavano a minacciare le vittime, ricorrendo alle percosse e in alcuni casi anche ad incendi. All’alba di ieri i carabinieri della Compagnia di Vigevano, coadiuvati dai colleghi del Comando provinciale di Pavia, per un dispositivo che ha impegnato 64 militari, hanno dato esecuzione a quattro ordinanze cautelari a carico di soggetti residenti a Vigevano e in Lomellina che operavano nel settore edile e che ora dovranno difendersi dalle accuse di usura ed estorsione.
Due di essi sono stati accompagnati in carcere, un terzo è stato posto agli arresti domiciliari mentre una donna, dipendente di uno degli arrestati, avrà l’obbligo di presentarsi giornalmente alla polizia giudiziaria. Vigevano torna dunque a confrontarsi con il fenomeno dell’usura che già l’aveva portata alla ribalta nel gennaio del 1992. Anche in questa circostanza l’attività di indagine condotta dalla sezione operativa del Norm dei carabinieri aveva preso le mosse a seguito della segnalazione inoltrata dal familiare di un imprenditore vigevanese che, trovandosi in difficoltà economiche ed evidentemente non avendo accesso al credito bancario, si era rivolto a questi soggetti per ottenere un prestito per superare il momento di crisi. Il denaro gli era stato concesso ma di lì a poco chi glielo aveva fornito aveva preteso di riaverlo ma maggiorato degli interessi che avevano superato il 150%. Per non lasciare dubbi sulla natura della loro richiesta i quattro soggetti avevano fatto ricorso a minacce, percosse e azioni intimidatorie sino a quando erano riusciti a costringere l’imprenditore a cedere loro un capannone industriale ed una abitazione ad un prezzo nettamente inferiore a quello di mercato.
Le indagini, scattate nel dicembre di quattro anni fa, hanno permesso di identificare anche un secondo imprenditore finito nella rete dei “cravattari“. Ieri i carabinieri hanno effettuato 15 perquisizioni a carico dei quattro arrestati e di una serie di presunti fiancheggiatori al momento non iscritti nel registro degli indagati ma risultati a vario titolo coinvolti nella vicenda. I militari hanno sequestrato 70 mila euro in contanti, un’arma illegalmente detenuta, un manganello sfollagente, 80 grammi di marijuana e una serie di documenti tra i quali gli impegni scritti delle vittime per la restituzione del denaro che avevano ricevuto in prestito e la documentazione contabile riguardante le ditte degli arrestati. Da quello che trapela le perquisizioni sarebbero proseguite per tutto l’arco della giornata.