La Corte d’Appello di Milano ha ammesso la perizia sull’intercettazione della conversazione avuta da Vitaliy Markiv in carcere a Pavia il primo luglio 2017. In quell’occasione, il sergente della Guardia nazionale ucraina condannato a luglio 2019 a 24 anni per l’uccisione del fotografo pavese Andrea Rocchelli il 24 maggio 2014, avrebbe detto: "Abbiamo fottuto un reporter". Tuttavia, secondo l’accusa, un errore tecnico non avrebbe portato alla trascrizione del testo. Così la Procura generale aveva richiesto la valutazione di un esperto. Ammessa anche la perizia sulle frasi successive "utili per esaminare tutto il contesto della conversazione", ha spiegato l’avvocato Raffaele Della Valle, che con Donatella Rapetti difende Markiv.
Ieri la seconda udienza del processo di secondo grado. Il 15 ottobre saranno sentiti i periti in contradditorio su questo punto; nella stessa data potrebbe esserci anche la requisitoria dell’accusa. Già stabilita anche l’udienza successiva, il 23 ottobre: in quell’occasione si discuteranno sia le questioni preliminari sollevate dalla difesa sia il merito. La difesa di Markiv infatti aveva chiesto martedì ulteriori accertamenti, come lo svolgimento di un sopralluogo sul luogo dell’omicidio di Rocchelli, nei pressi di Sloviansk, in Ucraina. La Corte deciderà se accogliere queste richieste e quindi disporre nuovi approfondimenti, oppure se respingerle e procedere con la sentenza.
È stata inoltre decisa la trasmissione in Procura degli atti relativi a presunte intimidazioni ricevute dai familiari dell’interprete coinvolta nell’udienza di primo grado del’8 febbraio 2019. Una persona a lei vicina ha riferito agli inquirenti, con un resoconto a verbale, che una parente dell’interprete avrebbe ricevuto una telefonata che intimava di ritrattare quanto tradotto durante l’udienza.
Nicoletta Pisanu