NICOLETTA PISANU
Cronaca

Pavia, ispettori del lavoro infedeli a rischio licenziamento

Durante l'orario di lavoro facevano altro. E la loro posizione si aggrava

L'indagine è stata svolta dai carabinieri

Pavia, 14 aprile 2017 - Rischiano il licenziamento i sette ispettori del lavoro indagati perché sorpresi a far altro durante l’orario lavorativo. La Procura di Pavia ha infatti contestato, oltre ai reati di truffa secondo l’articolo 640 del codice penale e quello di falso, anche l’articolo 55 del decreto legislativo 150 del 2009, che stila le norme generali sull’ordinamento del lavoro dei dipendenti della pubblica amministrazione. L’articolo prevede il licenziamento in caso di falsa attestazione della presenza in servizio, in questo caso, secondo le accuse, perpetuata oltretutto con mezzi fraudolenti. Se verrà dunque accertata la loro colpevolezza, la pubblica amministrazione secondo la normativa potrà provvedere al licenziamento dei dipendenti.

L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dal sostituto procuratore Roberto Valli. Per mesi, le forze dell’ordine hanno seguito i movimenti degli ispettori. Sono stati iscritti nel registro degli indagati Benvenuta Costantino, 51 anni di Pavia, Marisa Cozzi, 64 anni di Pavia, Maurizio Lanterna, 61 anni di Pavia, Manuela Lombardi, 50 anni di Voghera, Silvana Manconi, 53 anni di Pavia, Lorenza Perotti, 49 anni di Pavia e Tiziana Valla, 60 anni di Travacò Siccomario. Dati i risultati dell’inchiesta il gip Carlo Pasta ha firmato un’ordinanza di misura cautelare che prevede l’interdizione per dodici mesi dall’esercizio dei pubblici uffici. Sono quindi sospesi dal lavoro per un anno. La Procura aveva chiesto per tutti e sette i coinvolti gli arresti domiciliari.

Diverse volte durante la settimana gli ispettori erano chiamati a lasciare l’ufficio per svolgere visite di controllo in aziende, cantieri, anche nei locali.  Una mansione che prevedeva anche il rimborso spese per la benzina dell’auto usata per spostarsi nelle destinazioni prefissate. Ma, secondo le accuse, gli indagati se ne approfittavano. Per mesi gli uomini delle forze dell’ordine hanno pedinato i sospettati. Non solo si servivano di queste uscite per andare a prendere i figli a scuola o fare la spesa. In alcuni casi, semplicemente smettevano proprio di lavorare. Gli investigatori hanno accertato che due dipendenti in un’occasione hanno svolto le mansioni richieste per quarantotto minuti, per poi andare una a casa propria e l’altra nell’abitazione dei suoi genitori, chiudendo di fatto la giornata lavorativa molto prima dell’orario consentito.