MANUELA MARZIANI
Cronaca

Jordan suicida in carcere. Tre anni al rivale Traffik

Il rapper era accusato di maltrattamenti nei confronti di Jeffrey Baby. Il giovane, morto a 26 anni, aveva detto al padre di aver subito violenze.

Jordan suicida in carcere. Tre anni al rivale Traffik

Il rapper era accusato di maltrattamenti nei confronti di Jeffrey Baby. Il giovane, morto a 26 anni, aveva detto al padre di aver subito violenze.

Lividi sul volto e gonfiori sul volto di Jordan Tinti mentre si trovava nel carcere di Torre del Gallo non erano passati inosservati. Ora per quei maltrattamenti il tribunale di Pavia ha riconosciuto colpevole Gianmarco Fagà, trapper di 28 anni noto come Traffik. Il giovane ieri è stato condannato a 3 anni e un mese di reclusione, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento di 20mila euro alla parte civile rappresentata dal padre di Jordan. "Finalmente qualcuno ha creduto a Jordan - ha commentato l’avvocato Federico Edoardo Pisani, legale di parte civile appena uscito dal tribunale -. Spero che ovunque si trovi adesso, possa essere felice di questa decisione. Il processo è finito come doveva finire, nonostante un dibattimento faticoso nel quale ci sono state dichiarazioni inverosimili da parte di alcuni testi. Ma il quadro indiziario era preciso, e il tribunale di Pavia ha fatto la scelta giusta". Nel corso del dibattimento sono stati ascoltati diversi testimoni che hanno effettuato dichiarazioni diverse da quelle rese in sede d’indagine. "È stato un processo difficile - ha aggiunto l’avvocato Pisani -. È emerso che alcuni testi sono stati minacciati perché non deponessero già in sede d’indagine e al dibattimento. Anche Jordan, mentre era in cella aveva ricevuto dei pizzini nei quali gli veniva detto che non si devono sporgere denunce in carcere e che "se non avesse tolto la querela, tutta Italia lo avrebbe saputo". Il trapper 26enne, noto come Jordan Jeffrey Baby (nella foto), è stato trovato morto il 12 marzo in una cella dell’istituto penitenziario pavese: un decesso sul quale sta cercando di fare luce la procura di Pavia, con un’altra indagine attualmente in corso. "Durante l’udienza ha deposto un operatore del carcere - ha proseguito - che ha spiegato come il controllo su quanto avviene in cella dovrebbe essere costante, ma in realtà non lo è. Questa testimonianza potrebbe risultare decisiva per l’indagine sulla morte di Jordan, non ci fermeremo".

Il giovane, quando è finito dietro le sbarre di Torre del Gallo era accusato d’aver commesso una rapina avvenuta a Monza e commessa proprio assieme a Fagà. Subito dopo la sentenza, l’avvocato Pisani ha sentito al telefono il padre di Jordan, Roberto Tinti: "Era molto commosso - ha ammesso l’avvocato -. Ha preferito non presentarsi in aula perché l’ultima udienza era stata molto difficile per lui".