MANUELA MARZIANI
Cronaca

La capitale del lavoro povero: "Troppi precari, troppi anziani"

Pavia terz’ultima in regione per retribuzioni nonostante mille euro in più dal 2023 al 2024

Carlo Barbieri coordinatore territoriale della Uil: «A Pavia a tempo determinato il 19,42% dei contratti Inoltre il 26% degli occupati è part-time»

Carlo Barbieri coordinatore territoriale della Uil: «A Pavia a tempo determinato il 19,42% dei contratti Inoltre il 26% degli occupati è part-time»

Quasi mille euro in più in busta paga dal 2023 al 2024 eppure la provincia di Pavia continua a essere al terz’ultimo posto in regione. Il dato emerge dal Rapporto sulle retribuzioni della Uil secondo cui i pavesi percepiscono mediamente 25.217 euro annui, ben lontani dai quasi 34.342 euro di Milano, che guida la classifica. Ad abbassare la media sarebbero due fattori: l’elevato numero di precari e l’età media più alta di tutta la Lombardia. L’Istat negli ultimi mesi ha parlato di un significativo aumento dell’occupazione a livello nazionale. Un dato che potrebbe apparire positivo, se il fenomeno del lavoro povero non fosse preponderante.

"A Pavia è a tempo determinato il 19,42% dei contratti – spiega Carlo Barbieri, coordinatore territoriale della Uil – che percepisce una retribuzione media annua di 11.392 euro, mentre chi ha un contratto a tempo indeterminato ha 34.008 euro. Inoltre il 26% degli occupati lavora part-time e spesso non lo ha scelto, ma ha uno stipendio di 13.372 euro l’anno". Secondo alcune ricerche il cosiddetto posto fisso osannato da Checco Zalone non sarebbe più quello che tutti ricercano per avere stabilità e certezze, ma a conti fatti il divario salariale tra chi è precario e chi non lo è incide per 133% che si traduce mediamente un 15.158 euro lordi l’anno che chi ha un contratto a tempo indeterminato percepisce in più rispetto a quanti sono a termine.

"Purtroppo Pavia è una provincia che già sconta di suo la carenza in termini di presenza industriale e che vive di servizi – ha proseguito Barbieri – Abbiamo avuto un’impennata della cassa integrazione prima ancora dell’aumento dei costi energetici. Abbiamo migliorato con l’export, con ogni probabilità legato ai prodotti dell’agricoltura, ma l’arrivo dei dazi rischia ora di mettere in ginocchio un territorio già provato e all’ultimo posto in Lombardia. Abbiamo bisogno di infrastrutture e di una politica economica che ci rilanci".

Nel frattempo sono circa 12mila coloro che ogni giorno si spostano dal Pavese per andare a lavorare a Milano, che offre maggiori prospettive. In questo modo però la statistica registra un aumento delle retribuzioni del capoluogo a scapito di quelle della provincia. E infine a pesare sulla statistica c’è anche l’età dei residenti nella provincia più anziana della Lombardia, che ha un numero di pensionati tale da far calare il reddito medio complessivo.

Manuela Marziani