UMBERTO ZANICHELLI
Cronaca

La giornata per il sostegno al clero. Io, parroco e cappellano in carcere: "Ai giovani dico: studiate e lavorate"

Don Davide Besseghini, secondo i suoi fedeli, è un prete che sa costruire famiglia, creare comunità. Lui dice: la prigione ti segna e ipoteca il tuo futuro, è come se ce l’avessi sempre scritto in fronte.

Don Davide Besseghini, secondo i suoi fedeli, è un prete che sa costruire famiglia, creare comunità. Lui dice: la prigione ti segna e ipoteca il tuo futuro, è come se ce l’avessi sempre scritto in fronte.

Don Davide Besseghini, secondo i suoi fedeli, è un prete che sa costruire famiglia, creare comunità. Lui dice: la prigione ti segna e ipoteca il tuo futuro, è come se ce l’avessi sempre scritto in fronte.

"I cappellani rappresentano un raggio di luce nell’abisso di miseria che è il carcere". Don Davide Besseghini è il parroco della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Candia Lomellina, che dipende dalla diocesi di Vercelli come le altre due che amministra, quelle dei Santi Vittorino, Pietro e Michele a Cozzo e quella di San Martino a Langosco. In più riveste il delicato ruolo di cappellano del carcere del capoluogo piemontese.

"Un ruolo molto delicato – spiega – per cui sarebbe necessario un impegno a tempo pieno. Io invece posso dedicare qualche ora un paio di giorni alla settimana, anche se conto sulla collaborazione di due suore. Il carcere è il punto più basso di un’esistenza – continua don Davide – che spesso, oltre a privare della libertà, priva anche della dignità. Ecco allora che il nostro impegno in questo senso è fondamentale: ascoltare i detenuti, i problemi con cui devono confrontarsi ogni giorno. Trovare le parole per dare loro sollievo è molto faticoso. Ma tra il cappellano e i detenuti – continua il parroco di Candia – si crea un rapporto di fiducia e di stima che pone il sacerdote come punto di riferimento per quella che sarà la vita una volta tornati nella società".

Don Davide è un prete “in prima linea“ e non si sottrae al ruolo: nel suo passato, l’impegno in Sudamerica. Ai ragazzi delle scuole, che incontra spesso per trasmettere la propria esperienza, racconta di come il carcere segni l’esistenza, soprattutto dei giovani. "Ho a che fare con molti di loro, qualcuno appena maggiorenne. Magari sono lì per reati minori, ma il carcere non guarda in faccia a nessuno. Per questo ai ragazzi dico che l’unico modo per vivere bene la vita è studiare e crearsi un futuro. Onesti cittadini e buoni credenti, come insegnava don Bosco".

Il parroco spende una parola anche per la XXXVI Giornata Nazionale delle Offerte per il sostentamento dei sacerdoti, che ricorre oggi. Sono 32mila i preti diocesani che si dedicano alle loro comunità in 25.600 parrocchie; altri 300 svolgono il ministero come missionari, sottolineando il valore del loro sostentamento da parte dei fedeli anche se don Davide rivela che nella Messa del sabato pomeriggio non ne ha parlato: "Per pudore – ammette – Un aiuto all’attività pastorale si può dare con l’8 per mille, così come le donazioni. Un modo per consentire ai sacerdoti di avere una vita dignitosa e di svolgere al meglio il ministero. L’aiuto dei fedeli è importante, da sempre. Un tempo, quando i preti non potevano contare sulla “congrua“, cioè sulla disponibilità di una somma mensile per la sopravvivenza, ci pensavano i fedeli, non di rado con donazioni anche in natura". E i parrocchiani, da sempre, sono accanto a don Davide. Lui ci ride su: "Li ho pagati per parlare bene di me". Loro però lo fanno davvero. "È un prete che sa fare famiglia – dice uno dei parrocchiani – Per lui la comunità e l’aiuto degli altri sono al primo posto".