Stradella (Pavia), 29 luglio 2018 - Cooperative del «malaffare»: create quando servono, «svuotate» (termine che ricorre più volte nelle intercettazioni) anche dopo pochi mesi o trasferite in giro per l’Italia a seconda del bisogno. Dentro, come «birilli», persone, donne e uomini, soci, non dipendenti, stranieri soprattutto (sudamericani e romeni in prevalenza), ma anche italiani. Paga oraria (quando le ore erano conteggiate correttamente) 8 euro, senza ferie né malattia, incubo permanente di non essere più chiamati (leggi licenziati).
Il sistema, smantellato dalla Guardia di Finanza di Pavia, aveva al vertice Premium Net, un colosso della logistica, italiana (diecimila lavoratori soci coinvolti). Sotto una ramificazione (rete in gergo tecnico) di cooperative attive nel deposito Ceva Logistics (estranea ai fatti) di Stradella, nel Pavese. Le indagini sono andate avanti per 17 mesi, con intercettazioni telefoniche e accertamenti fiscali (non conclusi). Alla fine, le manette sono scattate per dodici persone, fra cui tre donne, con le pesanti imputazioni come sfruttamento di manodopera in stato di bisogno (reato introdotto nel 2011 e che prevede fino a 8 anni di reclusione), frode fiscale e associazione a delinquere. Sodalizio criminale - hanno ribadito il procuratore della Repubblica di Pavia, Mario Venditti e il colonnello della Gdf, Cesare Marangoni - estremamente articolato. Più di 40 cooperative passate al setaccio, una ventina faceva riferimento a un’unica persona, dieci avevano lo stesso indirizzo, alcune avevano cambiato nome solo modificando una lettera o un punto della precedente denominazione. Le fiamme gialle hanno accertato anche una frode fiscale di circa 15 milioni di euro.
Il lato peggiore della vicenda, però, riguarda lo sfruttamento dei lavoratori. «O facevo 130 righe all’ora (più di due libri da spostare al minuto) o mi licenziavano» ha dichiarato alle «fiamme gialle», una ragazza di 20 anni, «socia» (si fa per dire) a tempo, di ben quattro cooperative diverse. Prima del licenziamento era stata contattata anche da un’agenzia interinale rumena. Infatti per un certo periodo ad alcuni lavoratori della Ceva, il salario era stato pagato in valuta rumena. Pur con i frequenti controlli della GdF, il malaffare non si è mai fermato. «Nel mese di settembre - si legge in un’altra dichiarazione – ho fatto 302 ore di lavoro. Una domenica non sono potuto andare e mi hanno lasciato a casa per una settimana perché così aveva deciso il gran capo per tutti coloro che non si erano presentati nel giorno festivo». «Gente che meriterrebbe l’ergastolo», ha detto l’europarlamentare della Lega, Angelo Ciocca che con lo spray verde ha vergato sui muri del deposito, la scritta «vergogna».