Per ottenere quanto gli spettava, ha inscenato una protesta plateale e minacciato di non scendere da una gru alta 20 metri. Un operaio egiziano che era stato impegnato nella realizzazione della nuova palestra polifunzionale di via Treves è sceso solo quando ha ricevuto gli stipendi e ha visto la notifica comparire sullo schermo del cellulare. Erano le 21 di mercoledì e l’uomo si trovava sulla gru da cinque ore. Si era arrampicato suscitando preoccupazione tra residenti e autorità locali.
"Ho moglie e tre figli – ha gridato – e non prendo lo stipendio da quattro mesi". Il ventiquattrenne attualmente non lavora alla costruzione della struttura sportiva, ma per conto di una ditta lodigiana avrebbe effettuato alcuni lavori in cartongesso negli spogliatoi. Poi si sarebbe spostato a lavorare altrove e non sarebbe stato pagato. "Il mio datore di lavoro è stato regolarmente pagato, io no".
Scattato l’allarme, in via Treves dal Comando dei vigili del fuoco è arrivata un’autopompa ed è stato attivato il Nucleo speleo alpino fluviale. In aggiunta sono giunti anche i pompieri di Milano con un telo da salto, un cuscino ad aria progettato per operazioni di soccorso in emergenza.
Sul posto, oltre a un’ambulanza e ai carabinieri, si è presentato anche il datore di lavoro del giovane per fornire garanzie sui pagamenti, mentre il cantiere che è alle fasi finali si è bloccato per evitare ulteriori problemi. Grazie a una trattativa condotta dalle autorità, l’uomo è stato convinto a scendere dalla gru in sicurezza e senza conseguenze perché la protesta è rimasta confinata nel cantiere.
Manuela Marziani