
L’Università resterà occupata. I Giovani per la Palestina:: "Presidio in corridoio a oltranza"
Non saranno sgomberati i Giovani per la Palestina che da lunedì siedono notte e giorno nel corridoio del Rettorato. La protesta quindi va avanti finché i ragazzi non otterranno una seduta straordinaria del Senato accademico dove discutere gli accordi stipulati dall’Ateneo con Israele. Nei prossimi giorni altri studenti di altre università si potrebbero unire a Pavia.
Nell’attesa ieri sera la Rete antifascista Pavia, che esprime pieno appoggio ai Giovani per la Palestina Pavia e alle loro recenti iniziative, ha organizzato un altro presidio. Con bandiere palestinesi ma anche striscioni arcobaleno i manifestanti si sono radunati davanti al cancello della sede centrale di Strada Nuova e hanno chiesto la pace. "Di fronte a studenti che continuano a ripetere che il loro presidio è pacifico – dicono gli esponenti della Rete antifascista – le risposte di alcuni docenti sono state provocazioni e intimidazioni paternalistiche".
A infastidire gli studenti è la mancanza di dialogo e confronto, oltre alle minacce di conseguenze penali e procedimenti disciplinari per gli occupanti. "I vertici dell’Ateneo – aggiungono gli esponenti della Rete antifascista – prendano esempio dagli studenti: ci mettano la faccia e si siedano a discutere. Da parte nostra ci schieriamo senza indugio a fianco del presidio permanente in solidarietà al popolo palestinese. Non permetteremo un nuovo 5 novembre negli spazi dell’Università". Il richiamo è alla manifestazione di alcuni anni fa, quando un gruppo di antifascisti scesi in piazza per un presidio pacifico al passaggio di un gruppo di militanti di estrema destra era stato caricato e allontanato dalla polizia. Per questo motivo ora i Giovani per la Palestina si mostrano sempre più determinati.
"Siamo sempre di più – confermano – Più amentano i giorni di presidio e più aumentano i manifestanti, anche se non è facile preparare esami seduti per terra vedendo tutte le persone che lavorano che chiudono a chiave le porte come se fossimo dei ladri".
Manuela Marziani