
Le conclusioni si basano sulle reazioni di 38 neonati tra i 3 e i 5 mesi
Pavia, 15 aprile 2025 – Uno sguardo al cellulare mentre si tiene il neonato in braccio potrebbe provocare “disagi comportamentali” al piccolo. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Biological Psychology (con il titolo “Hot stuff: Behavioural and affective thermal responses to digital and non-digital disruptions during early mother-infant interaction”) frutto della collaborazione tra il Dipartimento di scienze del sistema nervoso e del comportamento dell’Università di Pavia e l’Irccs Fondazione Mondino.
Per l’analisi sono stati “arruolati” 38 neonati di età compresa tra 3 e 5 mesi e le loro madri. I piccoli (57,9% maschi) sono nati a termine con peso alla nascita di 2500 grammi. Le madri (età media 35 anni, 52,6% primipare) erano ben istruite (89,5% con laurea triennale) e sposate (63,2%) o conviventi (36,8%). Tutti i partecipanti erano cittadini italiani e il campione era rappresentativo della popolazione locale in termini di caratteristiche demografiche.
Attraverso un approccio innovativo che combina microanalisi comportamentale e termografia a infrarossi, i ricercatori hanno osservato le interazioni tra mamma-bambino a 3-4 mesi dalla nascita in un setting sperimentale strutturato, alternando momenti di gioco libero a brevi interruzioni in cui le madri erano distratte da dispositivi digitali e non digitali. I risultati parlano chiaro: entrambe le forme di distrazione generano segnali comportamentali di disagio nei neonati.
Tuttavia, solo la distrazione digitale si associa a una risposta fisiologica riconducibile all’attivazione del sistema nervoso simpatico, indicata da una diminuzione della temperatura cutanea nella zona frontale del volto del bambino. Inoltre, emerge un legame tra l’uso quotidiano più intenso dello smartphone da parte delle madri e una maggiore reattività fisiologica del neonato in occasione della distrazione digitale.
“Questi risultati suggeriscono che anche brevi interruzioni dell’interazione, come quelle causate dall’uso dello smartphone, possono influenzare la qualità degli scambi affettivi tra genitore e bambino – spiega la dottoressa Sarah Nazzari, prima autrice dello studio –. Saranno necessarie ulteriori indagini in contesti naturalistici per comprendere come i genitori regolino spontaneamente l’uso dello smartphone nella quotidianità”. “Lo studio – aggiunge il professor Livio Provenzi, direttore del laboratorio di psicobiologia dello sviluppo dell’Università di Pavia e della Fondazione Mondino – è parte di un filone di ricerca che portiamo avanti da anni a Pavia e che approfondisce i temi legati alla psicobiologia della genitorialità nei primi mille giorni, dalla gravidanza ai due anni di vita”.