MANUELA MARZIANI
Cronaca

Mamma e figlio morti in sala parto: "C’era liquido nei polmoni". Si sarebbe rotta la placenta

La verità dell’autopsia eseguita sul corpo della trentenne Andreea Mihaela Antochi deceduta una settimana fa. Solo l’esame istologico potrà dare la risposta definitiva. I periti si sono presi 90 giorni di tempo.

La verità dell’autopsia eseguita sul corpo della trentenne Andreea Mihaela Antochi deceduta una settimana fa. Solo l’esame istologico potrà dare la risposta definitiva. I periti si sono presi 90 giorni di tempo.

La verità dell’autopsia eseguita sul corpo della trentenne Andreea Mihaela Antochi deceduta una settimana fa. Solo l’esame istologico potrà dare la risposta definitiva. I periti si sono presi 90 giorni di tempo.

Aveva del liquido nei polmoni Andreea Mihaela Antochi, la 30enne di origine romena deceduta al policlinico San Matteo durante il parto insieme a Sasha Andrei, il bambino che portava in grembo. Il dato è emerso dall’autopsia effettuata ieri all’istituto di medicina legale dell’Università di Pavia sui corpi della donna e del bambino. "Il liquido nei polmoni - ha detto Ferdinando Mauro Miranda, il legale che assiste Florin Catalin Lovin, marito di Andreea e padre di Sasha - che ha causato un dispnea diffusa con dolori al petto fino alla crisi definitiva potrebbe in teoria essere stato provocato da un’infezione polmonare, ma non c’erano stati sintomi nei giorni precedenti, o da una sofferenza cardiaca, molto rara in una persona ancora così giovane che tra l’altro non aveva mai manifestato problemi del genere. Per esclusione si propende quindi per un’embolia causata dalla rottura della placenta, con la diffusione del liquido amniotico nel sangue". L’avvocato parla di "ragionevole certezza", ma sarà un esame istologico a dare la risposta che la famiglia si aspetta. I periti si sono presi 90 giorni per depositare l’esito definitivo della perizia, che dipenderà anche dagli esami di laboratorio sui prelievi istologici effettuati. "Ora si dovranno studiare le cartelli cliniche - ha proseguito l’avvocato - e incrociare i dati col racconto fatto dal marito e messo a verbale nella denuncia che ha presentato subito dopo la morte della moglie". Poi si dovranno effettuare tutte le valutazioni: quando sono insorti i sintomi dell’embolia amniotica, quando è stata diagnosticata e quando gli operatori sono interventi. Inoltre, si dovrà valutare se sia stata messa in atto la procedura stabilita per questo casi molto rari. L’embolia da liquido amniotico, infatti, si verifica 2-6 volte ogni 100mila gravidanze. "Sembra - ha sottolineato il legale - che la rarissima complicanza, se presa tempestivamente non porti a un esito infausto, mentre se non si interviene tempestivamente, non ci sarebbe niente da fare". Andreea, accompagnata dal marito Florin Catalin Lovin si era presentata al Pronto soccorso di ostetricia giovedì 12 perché accusava dei dolori e avrebbe voluto che le venisse praticato subito un taglio cesareo. "I medici le hanno sconsigliato l’opportunità, perché non la ritenevano necessaria - ha ricordato l’avvocato Miranda -. Secondo loro si poteva aspettare e l’hanno invitata a tornare domenica 15". La procura, però, vuole vederci chiaro. Sarebbero due operatori sanitari nel registro degli indagati, ma a tale proposito gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo.