PAVIA – Primi indagati per la morte di Andreea Mihaela Antochi, la mamma che era andata al San Matteo per far nascere il suo bambino e ha perso la vita insieme al figlio. La polizia giudiziaria sta identificando tutti gli operatori sanitari, medici e infermieri, che si sono presi cura della 30enne dall’arrivo in Pronto soccorso. Due professionisti sarebbero già stati iscritti nel registro degli indagati, ma la lista è destinata ad allungarsi. Già giovedì 12 dicembre Andreea, alla sua prima gravidanza, si era presentata in ospedale con forti dolori. Aveva chiesto che le fosse praticato il taglio cesareo, ma i medici non l’avevano ritenuto necessario: la donna era stata rimandata a casa con la richiesta di ripresentarsi tre giorni dopo, domenica, come programmato. “Non vogliamo incolpare nessuno e neppure accusare di negligenza i medici – spiega l’avvocato Ferdinando Mauro Miranda, che assiste Florin Catalin Lovin, marito di Andreea e padre del piccolo Sasha –. Vogliamo solo capire se sia stato fatto il possibile per salvare Andreea”.
Spetterà all’autopsia chiarire che cosa è accaduto nella notte tra lunedì 16 e martedì 17 dicembre, quando Andreea, dopo ore di travaglio, ha accusato un’insufficienza respiratoria che le ha procurato un arresto cardiaco. “Embolia da liquido amniotico” è l’ipotesi formulata in ambito medico per la morte della donna. Una rarissima complicanza che si verifica soprattutto durante il travaglio e risulta fatale per la partoriente. “E se si fosse intervenuti prima? – chiede il legale – Io non sono in grado di dare una risposta, per questo motivo abbiamo deciso di affidarci a consulenti esperti che assisteranno all’autopsia e ci spiegheranno che cosa è successo. Non è stato facile trovare specialisti che conoscessero la materia: qui non basta un medico legale, abbiamo dovuto trovare anche un ginecologo e un anatomopatologo per accertare l’eventuale patologia”.
Domani saranno conferiti gli incarichi e probabilmente nella stessa giornata verranno effettuati gli accertamenti autoptici sul corpo della giovane mamma e del suo bambino. Il consulente individuato dal San Matteo arriva da Genova per evitare possibili conflitti d’interesse. Intanto anche il Policlinico ha predisposto un’indagine interna per verificare se ci siano state delle errate valutazioni da parte degli operatori sanitari.
Potrebbero aver sottovalutato le parole di Andreea, il suo allarme? “Sono normali dolori che accusa una donna alla fine della gravidanza”: stando alla denuncia presentata dal marito, sarebbe state queste le parole con le quali i medici avrebbero rassicurato Andreea giovedì 12 dicembre, prima di rimandarla a casa.
I parenti e gli amici della coppia si domandano “come si possa morire di parto nel 2024”. “Non è un evento a mortalità zero – spiegano i medici – al di là della competenza del personale sanitario e del luogo in cui si opera. Si può morire di parto nel 2024, purtroppo. Non è incredibile, per quanto rarissimo”.
Il marito di Andreea non ha più lacrime: “Nessuna sete di vendetta – ribadisce l’avvocato – Vuole solo giustizia”. “Se una donna non riesce a partorire naturalmente e chiede il cesareo – sostiene la migliore amica di Andreea, Irina Anton – deve avere il cesareo”. Il marito ha rilanciato una vecchia petizione: l’appello chiede che ogni donna possa partorire come vuole.