
I danni del maltempo
Pavia, 29 aprile 2025 – Undici giorni freddi a Pavia nel 2024 e 76 notti tropicali. Non va meglio a Lodi, dove la temperatura media è aumentata di 3.1 gradi. E va persino peggio a Cremona, che l’anno scorso ha avuto 81 notti tropicali e 7 giorni freddi anche se la temperatura media è aumentata un po’ meno rispetto alle altre città, “solo“ 2,7 gradi.
I dati sono stati raccolti dal Sole 24 Ore, che ha scattato una fotografia poco piacevole del benessere climatico in Pianura Padana. Sui 112 capoluoghi (riaggregati su base provinciale) presi in esame, Lodi si colloca all’88° posto, Pavia al 94°, Mantova al 97° e Cremona al 102°. Quindici i parametri presi in esame, che rilevano altrettante condizioni meteorologiche tra 2014 e 2024: dalle ondate di calore alle raffiche di vento, dalle precipitazioni estreme alla nebbia. Pavia si colloca al 66° posto per ondate di calore, al 60° per notti tropicali, al 48° per caldo estremo, al 35° per intensità pluviometrica e al 105° per giorni freddi. Lodi si piazza in 39esima posizione per giorni consecutivi senza pioggia, in 68esima per ondate di calore e in 40esima per caldo estremo. Va peggio a Cremona, collocata al 79° posto per ondate di calore e al 96° per giorni freddi.
Eppure l’Osservatorio di Pavia per Greenpeace nel 2024 ha registrato un calo del 47% sui quotidiani di notizie dedicate al meteo. Nel racconto mediatico sono prevalse le preoccupazioni per l’impatto economico delle politiche climatiche rispetto alle conseguenze ambientali del riscaldamento globale. “Nella comunità scientifica è unanimemente riconosciuto che ci sia un cambiamento climatico in atto – spiega Francesco Dottori, professore associato in Costruzioni idrauliche, marittime e idrologia della Scuola universitaria superiore Iuss di Pavia, sede amministrativa del Dottorato nazionale in Sviluppo sostenibile e Cambiamento climatico – che ha effetti diversi a seconda delle zone, che possono anche essere devastanti. È il dibattito pubblico talvolta ad avere opinioni diverse”. Eppure ondate di calore e notti tropicali rendono difficili la vita nelle città della Pianura Padana. “Soprattutto la notte diventa difficile riposare così si ricorre ai condizionatori, che rinfrescano gli ambienti ma riscaldano ulteriormente le città perché mandano all’esterno l’aria calda”.
Fenomeni estremi, è questo il principale effetto del riscaldamento climatico. “Una maggiore presenza di energia nell’atmosfera causa venti più forti anche in una Pianura Padana, solitamente poco ventilata, precipitazioni più intense e maggiore siccità. Alla siccità del 2023, ad esempio, sono seguite intense precipitazioni. Questa situazione rende difficile gestire le risorse idriche, soprattutto perché i Consorzi irrigui e di bonifica erano stati progettati per situazioni diverse. E anche gli esseri umani faticano ad abituarsi”. Di recente l’esondazione del fiume Ticino è stata inizialmente sottovalutata dai borghigiani più anziani, che non ritenevano possibile il verificarsi di un evento estremo dopo appena una giornata di pioggia.
“Le persone tendono a ricordare quanto accaduto 40 o 50 anni fa – sottolinea il docente – Ma gli eventi eccezionali possono sempre verificarsi e magari sono accaduti anche in passato. Non dobbiamo quindi guardare alla singola esondazione, ma abituarci a sorprese in negativo. Magari in passato le alluvioni a Pavia si sono verificate in autunno e non in primavera perché in montagna si registravano precipitazioni nevose oggi più rare. È possibile che gli accumuli nevosi abbiano reso meno estreme le piene del Ticino. In Emilia Romagna invece si sono registrate quattro piene in due anni e molti sono stati colti di sorpresa. Sono eventi incredibili. Con i cambiamenti climatici saranno sempre più probabili gli eventi estremamente rari. La parola d’ordine è prevenzione: città con più aree verdi e abitazioni che si adattino meglio a freddo e caldo. Anche sul tema delle alluvioni si dovrebbe investire di più in informazione e prevenzione”.