MANUELA MARZIANI
Cronaca

Migranti salvate dalla violenza. Liberate 120 donne in tre anni

Pavia, i percorsi di accoglienza di LiberaMente hanno consentito loro di affrancarsi e integrarsi. La maggior parte delle vittime proveniva dall’America latina, quasi tutte con figli in tenera età.

Migranti salvate dalla violenza. Liberate 120 donne in tre anni

Alcuni dei rappresentanti delle realtà coinvolte nel progetto i cui risultati sono stati illustrati ieri mattina in Comune a Pavia (Torres)

Si "Cambia strada" e si guarda avanti. Anche se si è già cambiato Paese. Un progetto per aiutare le donne migranti vittime di violenza arrivate sul nostro territorio è stato realizzato dal centro LiberaMente di Pavia con il finanziamento di Fondazione Cariplo e ha permesso di aiutare 120 persone in tre anni. Il 25% delle donne inserite proviene dall’America Latina mentre il 20% dall’Est Europa, il 18% dal Maghreb e infine il 13% dall’Africa sub-sahariana. Di queste 120 donne aiutate, novanta hanno subito episodi di violenza fisica. Da evidenziare infine che nel 69% dei casi i maltrattamenti sono proseguiti per un periodo superiore ai cinque anni. L’88% delle utenti migranti inserite nel progetto ha figli in età minore; tra questi, la quasi totalità ha subito episodi di violenza assistita e 6 minori sono stati vittime anche di violenza diretta. Il 74% ha subito episodi di violenza fisica, il 24% di violenza economica, il 17% di violenza sessuale e l’11% è stato vittima di atti persecutori. Il 69% delle donne ha subito i maltrattamenti per un periodo di tempo superiore ai 5 anni, il 31% in un periodo compreso tra l’anno e i 5 anni di relazione.

"I percorsi d’accoglienza che abbiamo svolto in tre anni – spiega Paola Tavazzi, presidente del centro antiviolenza LiberaMente – hanno riguardato rischi medi elevati e tutte le donne sono riuscite a concludere il percorso e a interrompere la relazione violenta. Inoltre abbiamo creato dei percorsi paralleli con corsi di lingua italiana, supporto alle pratiche burocratiche per il permesso di soggiorno".

Accanto alle donne migranti il progetto si è sviluppato attraverso due direttrici: una linea d’intervento sanitaria per migliorare la collaborazione con i presidi del territorio e incrementare il numero delle segnalazioni, e un’ultima improntata alla comunicazione dell’attività svolta. "Il progetto ha cominciato a cambiare l’idea della donna che subisce violenza come vittima fragile e indifesa – aggiunge l’assessora alle pari opportunità Alessandra Fuccillo – portando a pratiche di consapevolezza e formazione sia per le donne che per il personale che di loro si occupa. Il contributo dei Centri Antiviolenza è fondamentale in questi contesti: sono gli unici enti con la formazione adatta e puntuale che può accompagnare le donne verso la liberazione. Ritengo sia importante riuscire a replicare progetti come questo e che queste azioni debbano trasformarsi in percorsi strutturali e duraturi".