Pavia, 13 giugno 2024 – “E’ andata come ci aspettavamo”. L’associazione Essere animali che aveva documentato le violenze patite da un 140 mucche in un macello della provincia di Pavia ha commentato così l’udienza del processo che si è tenuto ieri in tribunale.
"Gli 5 imputati sono stati ammessi alla messa alla prova, rito alternativo che consiste nello svolgere lavori socialmente utili – ha detto il responsabile del team investigativo di Essere Animali Francesco Ceccarelli - e dovranno svolgere lavori socialmente utili. Secondo noi questo è vergognoso perché dei reati così cruenti e crudeli vengono considerati reati minori e non vengono inflitte condanne adeguate".
I maltrattamenti erano stati documentati attraverso l’impiego di telecamere nascoste e per questo gli attivisti di Essere animali sono finiti nei guai. “Oltre al danno la beffa - sottolinea Ceccarelli - perché io e il presidente di Essere Animali Simone Montuschi siamo stati denunciati per violazione di proprietà privata, interferenze illecite e diffamazione. Anche se le prove che abbiamo raccolto sono servite ad avviare questo processo. In conclusione questo risultato conferma ancora una volta l'urgenza di una riforma delle leggi sul benessere animali, perché il loro riconoscimento come esseri senzienti passa anche dalle aule di un tribunale".
Il processo iniziato lo scorso marzo è partito da una denuncia depositata da Essere Animali che ha documentato le violenze inflitte a mucche trascinate a forza, tirate con un cavo d’acciaio legato alle zampe o a parti ancora più sensibili come corna o collo, spinte con una forca o pungolate con scariche elettriche ripetute. Alcune mucche sono anche abbandonate a terra agonizzanti per un lungo periodo di tempo e poi appese dalle zampe ancora coscienti per essere iugulate e macellate.
“Già in passato in questo stabilimento erano state documentate gravi condotte nei confronti degli animali - aggiunge il presidente dell'associazione Simone Montuschi -, a seguito delle quali era scaturita anche un’indagine. Inoltre, questa investigazione si aggiunge alle già numerose inchieste che evidenziano problematiche sistemiche anche in altri macelli e allevamenti intensivi del nostro paese. Possiamo anche capire la difesa dell’industria e della politica nei confronti del Made in Italy, ma è urgente che i decisori affrontino la questione della riforma della zootecnia italiana e delle leggi di protezione degli animali, anche alla luce della promessa di un cambiamento del sistema normativo europeo che invece non c’è stato. Non esageriamo quando affermiamo che immagini come queste, che documentano violenze inferte agli animali da lavoratori impreparati, macellazioni inadeguate e trasporti crudeli, non costituiscono più il caso isolato, la mela marcia, ma sono proprio il risultato di leggi inesistenti o inefficienti”.