
La cerimonia in memoria di Giovanni Bargigia con Guglielmo e Antonio Scapolla
Inciampare per non dimenticare chi ha perso la vita nei lager a un passo dall’arrivo degli eserciti alleati. Tre nuove pietre d’inciampo sono state posate ieri in ricordo di Guglielmo Scapolla, del figlio Antonio e di Giovanni Bargigia, arrestati nel settembre del 1944 e mai tornati a casa. Nato a Zeccone nel 1910, Giovanni Bargigia ha iniziato l’attività clandestina nel 1938, in un primo tempo nel Partito d’Azione e poi nel Pci. Nei suoi spostamenti di lavoro da Pavia a Rogoredo trasportava materiale e armi.
A Pavia il ritrovo era l’osteria della famiglia Bernuzzi, di fronte al Teatro Fraschini. Il negozio di Renzo Quoex, in corso Garibaldi, era invece il luogo di raccolta del materiale di propaganda. Segnalato, arrestato e sottoposto a torture, è morto a Gusen II. Antonio Scapolla, detto Nino, classe 1912, era invece un commercialista, impiegato di banca a Pavia, militante del partito d’azione.
Dopo l’arresto del padre Guglielmo, si è trasferito a Milano ed è stato chiamato a far parte della segreteria di Ferruccio Parri. A Gusen ha condiviso la tragica sorte dello studente vogherese Jacopo Dentici, altro collaboratore di Parri. Dirigente industriale, è morto a Dachau Guglielmo Scapolla, che dopo il 25 luglio 1943 ha partecipato alla lotta clandestina e militato nel Pda. Arrestato il 1° settembre 1944 dalla Gnr grazie a una spiata della ligure Laura Berio, non è più tornato. Non lo hanno fatto neppure gli altri quattro pavesi ai quali saranno dedicate altre pietre d’inciampo.
Il 27 marzo a Varzi sarà ricordato Vittorio Baiardi, il 13 aprile a Val di Nizza Benito Rossotti, il 22 a Voghera Giovanni Mercurio e il 24 a Sannazzaro de’ Burgondi Luigi Savasini. Ideate dall’artista tedesco Gunther Demnig, le pietre d’ottone delle stesse dimensioni di un sanpietrino riportano le date di nascita, cattura e morte, con il nome del lager o del campo di sterminio dove è avvenuta. La posa in genere avviene davanti all’abitazione o in luoghi significativi per i compianti. Con le pietre d’inciampo del 2025, in tutta la provincia saranno 57 i deportati ricordati.
"Queste pietre – ha detto il vicesindaco Alice Moggi – ci insegnano come le guerre abbiano prodotto soltanto tragedie e ci ricordano quanto bisogno di pace abbiamo".