
Da sinistra Polimeni, Badolato, Baldanti, Marseglia e Manfredi
Pavia - La raccomandazione è chiara: non si abbassi la guardia perché oltre al Covid l’Organizzazione mondiale della sanità ha recentemente diffuso un messaggio che annuncia la probabile circolazione di nuovi virus particolarmente aggressivi, con l’arrivo della stagione più fredda. "Vaccinate i bambini, dai sei mesi in poi, contro il Covid 19 e l’influenza stagionale". È l’appello lanciato da Gian Luigi Marseglia, direttore della Clinica pediatrica universitaria del San Matteo e dal collega Raffaele Badolato degli Spedali Civili di Brescia, presentando il convegno che si terrà giovedì prossimo dalle 14,30 nell’aula Scarpa dell’Università sul tema “Verso una nuova quotidianità: la lezione del Covid“.
«I bambini hanno un sistema immunitario vivace – aggiunge il professor Marseglia – che riesce a contrastare le infezioni virali in modo più efficace rispetto agli adulti. Però è bene non correre rischi". Aumento dell’obesità e del sovrappeso in età pediatrica e adolescenziale, oltre a diversi problemi psicologici, sono alcune delle conseguenze della pandemia. Per questo, come si legge nel decalogo Bambini e Covid 19, occorre "far condurre al bambino una vita normale evitando l’isolamento".
«I vaccini disponibili sono efficaci nel ridurre il rischio di ricovero o di malattia grave in caso di contagio da Covid – aggiunge il professor Badolato – quando tende ad affievolirsi l’immunità innata che un neonato ha avuto in eredità dalla mamma". Senza polemizzare con le decisioni politiche assunte dal Governo, il presidente del San Matteo Alessandro Venturi sostiene che "sul fronte del Covid si è passati dalla stagione degli obblighi a quella della responsabilità, su cui si deve oggi investire".
«Siamo stati i primi a sospendere le visite specialistiche – aggiunge – e a organizzare un’unità di crisi. I clinici hanno lavorato senza sosta, per questo il San Matteo è stato premiato come miglior centro di ricerca sul Covid". E ancora si scrive quel capitolo sul virus che nei testi di immunologia mancava. "Il Covid si adatterà col tempo all’organismo umano e l’organismo umano, a sua volta, si adatterà al virus – annuncia Fausto Baldanti, direttore della Microbiologia e Virologia del San Matteo – ma non sappiamo quando. Quello che osserviamo con la variante Omicron, oltre all’elevata capacità di infezione, è una più ridotta capacità di creare forme gravi".