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Omicidio a Broni: l'assassino ha ucciso per 500 euro

Il killer pretendeva la somma di denaro quale concorso spese per aver ospitato, fino a pochi giorni prima, il cognato della vittima che doveva scontare una condanna agli arresti domiciliari di Pierangela Ravizza

L'omicidio di Broni (Torres)

Broni (Pavia), 6 luglio 2014 - L’assassino ha un nome e cognome, Sokol Miza, 30 anni, albanese, ricercato in tutta Italia e fuggito, a bordo della sua Opel Tigra di colore grigio. Sarebbe lui, stando a quanto hanno accertato i carabinieri di Stradella agli ordini del luogotenente Antonio Trancuccio, ad aver inferto la mortale coltellata al cuore a Kacorri Novi, 23 anni, pure lui albanese, morto al pronto soccorso dell’Ospedale di Stradella dove, invano, i medici hanno cercato di salvarlo. Gli investigatori dell’Arma hanno impiegato poche ore per ricostruire la drammatica sequenza cominciata alle 19,20 dell’altra sera in un condominio nella zona centrale di Broni, in piazza Italia che, essendo abitato solo da extracomunitari, un po’ albanesi in un’ala del palazzo ed un po’ magrebini o turchi nell’altra, i bronesi hanno ribattezzato “Piazza Tirana”. Più o meno a quell’ora, Kacorri Novi che abita a pochi metri di distanza dal condominio dove, con la moglie e due figli piccoli, risiede Sokol Miza, insieme al cognato, va a casa di quello che diventerà, pochi minuti dopo, il suo omicida. In base a quanto ricostruito, attraverso decine di testimonianze ed altrettanti riscontri, dai carabinieri, Sokol Miza pretendeva una modesta somma di denaro (si dice circa 500 euro) quale concorso spese per aver ospitato, fino a pochi giorni prima, il cognato di Kacorri Novi che doveva scontare una condanna agli arresti domiciliari.

Quello che doveva essere un chiarimento, però, si trasforma, poco dopo, in tragedia. E qui la ricostruzione dei fatti è ancora, in parte, coperta dal segreto istruttorio (le indagini sono dirette dal sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Pavia, Paolo Mazza) e, in parte, forse ancora da accertare. Fra gli albanesi si scatena una mezza rissa. Le urla attirano l’attenzione anche di un vicino di casa, anch’egli albanese e che abita al piano di sotto dove risiede Miza. Gli animi, però, non si placano fino alla fatale coltellata in pieno petto a Kacorri Novi, dopo che la lite è proseguita lungo le scale del condominio e il dramma si è consumato nell’androne del palazzo. L’albanese 23enne è grave e in fin di vita. Attirata dalle urla, interviene anche la fidanzata del giovane, abitante poco lontano. Non si sa con chi, ma senza chiedere l’intervento del 118 e di un’ambulanza, Kacorri Novi arriva al pronto soccorso dell’Ospedale di Stradella su un’auto privata. Con lui anche la fidanzata. Le condizioni del ferito sono disperate ed i medici non riescono a salvarlo. Contemporaneamente nel palazzo dove si è consumato il dramma, qualcuno chiama i carabinieri. Una pattuglia della stazione di Broni arriva, in pochi minuti, sul posto. E scopre che lungo le scale una donna (poi identificata come la moglie di Miza), sta cercando di pulire tracce di sangue. Quando i militari le chiedono spiegazioni, risponde “per non impressionare i bambini”. Dall’ospedale di Stradella arriva la telefonata che avverte i carabinieri di un giovane ferito a morte con una coltellata. Gli esperti del nucleo investigativo di Stradella e del comando provinciale di Pavia effettuano i rilievi sul luogo del delitto mentre i loro colleghi di Broni e Stradella procedono a perquisizioni e serrati interrogatori. In poche ore, quello che poteva sembrare un puzzle complicato, si compone e svela - in tutta la sua dimensione - un dramma consumatosi per pochi e pretesi centinaia di euro. I parenti del morto si disperano, quelli del presunto omicida, pure. Per tutta la notte fra venerdì e sabato e per tutto ieri, i carabinieri fanno decine di accertamenti alla ricerca di Sokol Miza, ma senza esito. La segnalazione è stata diramata in tutta Italia ed anche all’Interpool. Sia il giovane ammazzato a coltellate sia il suo presunto omicida erano regolari in Italia, ma avevano precedenti penali. Proprio alcuni giorni fa, ad esempio, Sokol Miza figurava fra le persone denunciate un furto in un bar a Broni. Intanto nel centro oltrepadano, la gente si interroga anche se, pochi, vogliono commentare. Poche settimane fa, sempre per futili motivi, un immigrato pakistano era stato ucciso a bastonate, in pieno centro, ma in piazza Vittorio Veneto, da un giovane di origini brasiliane e che aveva alle spalle un discreto pedigree come calciatore. E nel condominio di piazza Italia dove, l’altra sera c’è stato un morto ammazzato e, ai balconi, sono più le antenne satellitari degli stendibiancheria, anche in passato si erano registrati episodi di violenza.