STEFANO ZANETTE
Cronaca

Pallet con marchi contraffatti. Sequestrati due capannoni macchinari e 4.300 bancali

La fabbrica sottoposta a controlli della Guardia di finanza era priva della licenza di produzione. Trovato materiale rubato: il responsabile dell’azienda denunciato anche per ricettazione.

Pallet con marchi contraffatti. Sequestrati due capannoni macchinari e 4.300 bancali

Nel deposito erano stoccate 170 tonnellate di legname pronto ad essere impiegato in ulteriori fabbricazioni illecite

Un marchio di garanzia di qualità, ma contraffatto. Epal è l’acronimo di European pallet association, associazione fondata nel 1997 che riunisce i principali produttori di bancali in legno in Europa. E definisce stardard di produzione con requisiti tecnici e legali che ne garantiscono la qualità e la sicurezza. Un marchio registrato all’Ompi/Wipo, Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, che è illegale riprodurre senza detenere le necessarie autorizzazioni. Proprio quello che accadeva invece nei capannoni a Vidigulfo, posti sotto sequestro dalle Fiamme gialle. "I militari del comando provinciale della guardia di finanza di Pavia – spiega la Procura, in una nota a a firma del procuratore aggiunto Stefano Civardi – nell’ambito del proprio dispositivo permanente a contrasto della contraffazione, hanno scoperto e posto fine al ciclo di produzione di una fabbrica di bancali in legno (pallet) riportanti il marchio contraffatto Epal", che "certifica bancali prodotti nelle sole aziende licenziatarie secondo precisi criteri qualitativi e di sicurezza". I finanzieri pavesi hanno però rilevato "la non conformità del materiale" e hanno quindi posto sotto sequestro entrambi i capannoni, "adibiti a opificio e deposito", insieme agli "8 macchinari per la produzione industriale di bancali" e anche "4.300 pallet su cui era già stato apposto, tramite marchiatrice a caldo, il suddetto marchio", oltre a "170 tonnellate di legname pronto ad essere impiegato in ulteriori fabbricazioni illecite".

Un’operazione in un settore che non tocca direttamente il consumatore finale, ma che ha comunque un vasto giro di affari nelle logistiche e più in generale nel comparto della distrubuzione, che coinvolge una moltitudine di aziende e addetti.

Con il marchio contraffatto, il produttore dei bancali risparmiava sugli standard di qualità del materiale, ingannando i clienti e ottenendo un illecito profitto, che come sempre altera il mercato penalizzando i produttori che hanno invece le vere certificazioni, con i relativi costi. Nei capannoni è stato rinvenuto materiale di evidente provenienza furtiva: "il responsabile dell’azienda – conclude la nota – è stato segnalato a questa Procura per i reati di contraffazione, false certificazioni di conformità e ricettazione".