L’istanza per il rilascio delle autorizzazioni è stata presentata alla Provincia. Tra Battuda e Marcignago potrebbe arrivare il terzo parco agrivoltaico della provincia. Il condizionale è ancora d’obbligo perché l’iter è appena partito e le amministrazioni civiche convolte non sono del tutto convinte: sperano che piazza Italia e la Regione frenino sull’ipotesi destinata a cambiare il panorama che vedono gli automobilisti in transito sull’autostrada Milano-Genova. Sui 340mila metri quadri oggi coltivati ai lati della A7, la società Ine Battuda Srl, che ha sede a Roma, intende realizzare un impianto che, almeno sulla carta, dovrebbe rendere indipendente la zona dal punto di vista energetico. I pannelli da posizionare dovrebbero produrre quasi 30 milioni di kilowattora di energia elettrica, che nell’arco dei 20-25 anni di durata prevista, dovrebbero darne oltre 700 milioni.
L’iter autorizzativo è partito a luglio e sta procedendo in stretto contatto con la Regione, chiamata a stabilire le linee guida a tutela dei territori più sensibili con la trasformazione di aree naturali in “campi“ per la produzione di energia solare. La provincia di Pavia consuma il 19 per cento dell’energia elettrica di tutta la Lombardia e si colloca in fondo alla classifica per la produzione da fonti rinnovabili. Avendo molto terreno pianeggiante, quindi, si presta a chi vuole collocare degli impianti che diano energia pulita. Ma non tutti concordano. La sindaca di Marcignago Anna Ghigna, ad esempio, ha espresso parere negativo perché "si rischia di compromettere l’ambiente e la vocazione agricola in modo irreparabile".
I terreni pianeggianti che circondano il capoluogo pavese, infatti, sono quelli in cui cresce il prezioso riso Carnaroli o destinati ad altre coltivazioni. L’impianto di Battuda è persino il più piccolo previsto in provincia. A Dorno è in fase autorizzativa un’area agrivoltaica di oltre 2 milioni di metri quadrati per un investimento di 68 milioni destinati a 170mila pannelli che dovrebbero dare 100mila kilowatt di energia pulita per soddisfare le esigenze di 25mila famiglie. Dovrebbe essere rialzato per non togliere spazio alle coltivazioni di soia e di legumi l’impianto di Mortara, che occuperebbe 1,3 milioni di metri quadrati con 103.152 pannelli. "Vogliamo difendere i nostri territori - ha ribadito la sindaca di Marcignago -. Sarebbe opportuna una pianificazione più attenta e responsabile, in modo da garantire una transizione energetica senza penalizzare le aree agricole". Manuela Marziani