GIULIA BONEZZI E MANUELA MARZIANI
Cronaca

Pavia, nuovi casi di peste suina: via a 13 mila abbattimenti, è a rischio il 2% del Pil nazionale

Assica stima perdite per 60 milioni al mese: nel frattempo si attende la nomina del terzo commissario

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Il virus della peste suina africana è stato portato in Lombardia dai cinghiali

Pavia, 2 agosto 2024 – L’ultimo è un allevamento a Torrevecchia Pia: un altro migliaio di maiali da abbattere prima che li uccida la peste suina africana che s’è infiltrata anche in questa azienda del Pavese, zona di restrizione 2 dove dunque il virus, sin qui, aveva ammazzato solo cinghiali. Pure relativamente lontana dal Parco del Ticino dove si concentrano i decessi di animali liberi, però collegata, a quanto il Giorno può ricostruire, a uno degli allevamenti colpiti negli ultimi giorni.

Che sono sette in meno di una settimana, cinque in Lombardia: il 25 luglio un focolaio a Besate, 500 suini appena di là dal confine con la Città metropolitana di Milano, poi due in Lomellina, oltre diecimila maiali a Mortara e altri 1.200 a Gambolò; quindi un piccolo impianto a conduzione familiare a Vernate, provincia di Milano ma sempre zona Ticino, con qualche centinaio di animali il cui destino è segnato, come quello degli altri. Almeno tredicimila bestie da sopprimere o già soppresse in sette giorni (inclusi esemplari dell’antica e rara razza Nero di Lomellina), quasi un terzo dei 45mila capi persi nel Pavese da che sono comparsi focolai di Psa domestici.

Epicentro di una crisi che ha valicato i confini lombardi: il 25 luglio a Trecate, provincia di Novara a ridosso del Magentino, era stata trovata la Psa in una scrofaia; ieri alla conta s’è aggiunto un allevamento con centinaia di capi a Ponte dell’Olio, nel Piacentino, provincia più occidentale di quell’Emilia-Romagna che ha quattromila allevamenti e più di un milione di maiali (uno ogni 4,5 abitanti), oltre a presidi di rilievo mondiale come il prosciutto di Parma.

Oltre i confini lombardi

Se la peste suina, nei due anni trascorsi da che è entrata in Italia attraverso i cinghiali, è già costata al settore mezzo miliardo di euro, uno scenario tracciato da Assica, l’associazione degli industriali delle carni e salumi afferente a Confindustria, ipotizza perdite per 60 milioni di euro al mese nel caso in cui il virus riuscisse ad attecchire negli allevamenti; se arrivasse nelle zone di quelli intensivi - l’Emilia-Romagna, ma pure la Lombardia orientale, tra Brescia, Mantova e Cremona - potrebbe costare al nostro Paese fino a due punti di Pil.Una tragedia economica che l’ultima settimana, per la velocità di moltiplicazione dei focolai, fa apparire incombente.

Tutte le strategie 

In Lombardia si corre ai ripari: è in via di completamento la costruzione, affidata all’Ats Metropolitana, di una recinzione anticinghiale lunga un chilometro e mezzo nel Parco del Ticino, che insieme all’Oltrepo Pavese ha visto sin qui concentrarsi i ritrovamenti di animali selvatici uccisi dalla Psa. Intanto il ministero della Salute, dopo sei focolai in allevamenti tra Lombardia, Piemonte ed Emilia confermati tra il 26 e il 30 luglio (l’ultimo di Torrevecchia Pia è stato scoperto dopo), annuncia istruzioni “per rinforzare il sistema dei controlli attraverso misure straordinarie, al fine di scongiurare l’ulteriore diffusione della malattia e adottare misure di contrasto uniformi sul territorio”.

Proprio la strategia coordinata nel Nord Italia e fino alla Toscana che mancherebbe secondo un report di esperti che la Commissione europea ha mandato in missione a inizio luglio tra Pavia, Piacenza e Parma, di cui ha dato notizia ieri il quotidiano Il Foglio. Il 26 luglio si è poi dimesso “per motivi personali” il commissario straordinario alla Psa Vincenzo Caputo, voluto dai ministri Francesco Lollobrigida (Agricoltura) e Orazio Schillaci (Salute) a febbraio 2023 per sostituire Angelo Ferrari, che era stato nominato dal Governo precedente. Si attende ora la nomina del terzo commissario in tre anni; in pole c’è Giovanni Filippini, direttore della Salute animale al ministero, stimato per il suo contributo all’eradicazione della peste suina in Sardegna.