MANUELA MARZIANI
Cronaca

Peste suina africana, salgono a 44 i cinghiali morti nel Pavese: ora si teme la diffusione del virus

L'epidemia potrebbe aver raggiunto il picco in provincia, ma c'è preoccupazione per le zone confinanti. A rischio l’intera filiera della carne fresca e lavorata

Peste suina, controlli negli allevamenti pavesi

Pavia, 1 febbraio 2024 – E’ salito a 44 il numero di cinghiali positivi al virus della peste suina africana trovati morti in provincia di Pavia. Soltanto negli ultimi giorni sono stati 24 gli ungulati la cui positività è stata confermata dall’istituto Zooprofilattico di Perugia, centro di riferimento nazionale per la Psa. Un numero record concentrato in due aree specifiche, quella di Ponte Nizza, in Oltrepò da cui l’estate scorsa è partito l’allarme dopo il ritrovamento di una delle carcasse infette, e quella del parco del Ticino dove sono stati individuati gli ultimi capi infetti.

Quattordici gli animali che un gruppo di cacciatori ha trovato in una zona di rifugio sulle alte colline oltrapadane, la maggior parte nell’area di Ponte Nizza e tre tra Varzi e Montesegale dove già c’erano stati dei ritrovamenti in piena estate. Poi la diffusione del virus sembrava essersi placata in Oltrepò. Negli ultimi mesi, infatti, era la pianura l’osservata speciale e in particolare il parco del Ticino che, secondo gli esperti, è un’autostrada per i cinghiali a caccia di acqua. Non a caso altri dieci ungulati infetti sarebbero stati trovati a Torre d’Isola, in un’area inserita nella zona di restrizione 2. Numeri che fanno pensare a un picco dell'epidemia da cui dovrebbe iniziare la discesa, ma le preoccupazioni sulla diffusione del virus anche alle province confinanti non mancano.

Dopo le carcasse trovate in val Trebbia, un cinghiale infetto è stato scoperto anche in alta val Taro, in provincia di Parma. “Il ritrovamento di una carcassa di cinghiale infetto – ha detto il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio -, è l’ulteriore conferma del fatto che contro questa epidemia non si è ancora fatto abbastanza. Servono azioni di contenimento più incisive nelle aree colpite, a cominciare da quella Pavese, e in quelle a rischio, anche con l’obiettivo di riequilibrare la presenza di cinghiali sul territorio, come fatto efficacemente in altri Paesi. È quello che chiedo ormai da anni, senza ottenere risposte adeguate. Ora la Peste suina africana è arrivata a sfiorare uno dei distretti agroalimentari più importanti del Paese, mettendo a rischio l’intera filiera della carne fresca e lavorata, cioè buona parte dell’economia del territorio. Il commissario straordinario deve agire rapidamente, d’intesa con il governo e con le Regioni coinvolte”.

I consiglieri del Pd in Regione Lombardia Matteo Piloni, Roberto Vallacchi e Marco Carra invece temono che a giugno il virus possa estendersi a Lodi, Cremona e Mantova. “È evidente che ormai le province di Cremona, Lodi e Mantova sono circondate e Regione Lombardia non sta facendo abbastanza – sottolineano i dem -. Bene intervenire sulla provincia di Pavia, dove da mesi continuano a riscontrarsi nuovi casi, ma va evitato che il contagio si espanda nelle altre province limitrofe e per questo vanno intensificati i controlli e le attività di contrasto”. Secondo i consiglieri, oltre alla raccolta dei dati si dovrebbero “creare aree di depopolamento, il prelevamento e l’analisi di molti più campioni sui cinghiali selvatici e sui maiali da allevamento, l’installazione di una segnaletica adeguata che informi sui comportamenti da tenere al fine di limitare il contagio e che dia notizia di quanto si sta facendo, il coinvolgimento degli Ambiti territoriali di caccia (ATC) e l’installazione a tappeto di strutture di sanificazione e anticontagio in tutti gli allevamenti suinicoli”.