Peste suina africana, allarme in Lombardia: i rischi per l’uomo, gli animali domestici e l’economia

Accertati due casi nel Pavese, una delle più grandi zone di produzione di derivati da carne suina d’Italia e tra le principali al mondo

La malattia si diffonde tra i suini

La malattia si diffonde tra i suini

Pavia, 25 giugno 2023 – E’ allarme peste suina africana in Lombardia. Dopo il secondo caso accertato in Oltrepò Pavese, su una carcassa di cinghiale, trovata nel territorio comunale di Ponte Nizza, in Valle Staffora (il primo caso risale a qualche giorno fa, nel territorio di Bagnaria, sempre nel Pavese), cresce la preoccupazione. Soprattutto perché si tratta di una delle più grandi zone di produzione di derivati da carne suina d'Italia e tra le principali al mondo. Ricordiamo il pregiato salame di Varzi, eccellenza a marchio Dop fra le più apprezzate nel panorama enogastronomico lombardo.

Ats Pavia ha stabilito di limitare il permesso della raccolta di funghi e tartufi nella zona solo per i residenti, proprietari e affittuari di case. Ma potrebbero essere messe in campo limitazioni e interventi più importanti, per cercare di evitare una diffusione a macchia d’olio della patologia, che potrebbe provocare danni molto importanti al comparto primario lombardo.

La Cia-Agricoltori Italianiha chiesto al Commissario straordinario per la Psa, Vincenzo Caputi, immediate azioni risolutive: “La situazione è gravissima, derve arginare questa piaga, prima che si arrivi al blocco della circolazione dei prodotti di derivazione suina. Non possiamo lasciare in mano ai cacciatori e alle guardie forestali tutta la responsabilità del contenimento, sono necessari abbattimenti fatti in maniera mirata e soprattutto in tempi rapidi. La Regione si era già mossa per contenere il fenomeno, ma ora vanno intensificati i controlli e gli abbattimenti nella zona colpita” per evitare una “catastrofe nazionale”.

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La peste suina africana

La peste suina proveniente dall’Africa è una malattia virale dei suini e dei cinghiali selvatici, solitamente letale. E' altamente trasmissibile e mette quindi a rischio gli allevamenti di maiali e lo stesso commercio di carni suine. Questo tipo di malattia, solitamente, è presente nell’Africa sub-sahariana ma nel 2007 si verificarono focolai infettivi in Georgia, Armenia, Azerbaigian nonché Russia europea, Ucraina e Bielorussia. Il virus può resistere per anni nella carne congelata e viene reso inattivo solo dalla cottura e da specifici disinfettanti.

Salame di Varzi a rischio in caso di diffusione della peste suina
Salame di Varzi a rischio in caso di diffusione della peste suina

I rischi per l’uomo

La peste suina africana, malattia virale altamente contagiosa, non si trasmette agli esseri umani. I prodotti a base di carne suina possono quindi essere consumati in sicurezza. Ma la movimentazione di suini vivi e prodotti suini, inclusi i sottoprodotti, è consentita solo dopo l’esecuzione di rigidi controlli sanitari. Il problema, quindi, finisce per riguardare sia i proprietari di allevamenti infetti – che in alcuni Paesi hanno dovuto abbattere migliaia di capi (oltre che fronteggiare molte misure restrittive) – sia i consumatori vittime dell’inevitabile rincaro dei prodotti. Per questo, non si registrano rischi se non a livello economico.

Salame di Varzi a rischio in caso di diffusione della peste suina
Salame di Varzi a rischio in caso di diffusione della peste suina

I rischi per gli animali domestici

Cani e gatti non corrono alcun rischio di contrarre la peste suina, ma bisogna evitare che vengano a contatto con animali ammalati, o che possano avere accesso ad allevamenti di suini familiari, perché possono essere veicolo di trasmissione del virus.

I sintomi

I sintomi tipici di questo morbo sono simili a quelli della peste suina classica e per distinguere l’una dall’altra occorre una diagnosi specifica di laboratorio. I sintomi tipici includono febbre, perdita di appetito, debolezza, aborti spontanei, emorragie interne con emorragie evidenti su orecchie e fianchi.

Un virus letale o che dura nel tempo

I ceppi più aggressivi del virus sono generalmente letali (il decesso avviene entro 10 giorni dall’insorgenza dei primi sintomi) e gli animali infettati da ceppi meno aggressivi del virus della peste suina africana possono non mostrare i tipici segni clinici. Gli animali che superano la malattia possono restare portatori del virus per circa un anno, giocando dunque un ruolo fondamentale per la persistenza del virus nelle aree endemiche e per la sua trasmissione. Il virus è dotato di una buona resistenza in ambiente esterno e può rimanere vitale anche fino a 100 giorni sopravvivendo all'interno dei salumi per alcuni mesi o resistendo alle alte temperature. Nel sangue prelevato è rilevabile fino a 18 mesi.

Prevenzione

La malattia si diffonde direttamente per contatto tra animali infetti oppure attraverso la puntura di vettori (zecche). La trasmissione indiretta si verifica attraverso attrezzature e indumenti contaminati, che possono veicolare il virus, oppure con la somministrazione ai maiali di scarti di cucina contaminati, pratica vietata dai regolamenti europei dal 1980, o smaltendo rifiuti alimentari, specie se contenenti carni suine, in modo non corretto.

Nei Paesi indenni la prevenzione dell’infezione si effettua attraverso la sorveglianza passiva negli allevamenti domestici e sulle carcasse di cinghiale rinvenute nell’ambiente o in seguito ad incidenti stradali, il rigoroso rispetto delle misure di biosicurezza negli allevamenti suini, il severo controllo dei prodotti importati e la costante sorveglianza sullo smaltimento dei rifiuti alimentari, di ristoranti, navi e aerei. Nei Paesi infetti il controllo si effettua attraverso l’abbattimento e la distruzione dei suini positivi e di tutti gli altri suini presenti all’interno dell’allevamento infetto. Fondamentali sono non solo l’individuazione precoce dell’ingresso della malattia, ma anche la delimitazione tempestiva delle zone infette, il rintraccio e il controllo delle movimentazioni di suini vivi e dei prodotti derivati, le operazioni di pulizia e disinfezione dei locali e dei mezzi di trasporto degli allevamenti infetti, l’effettuazione delle indagini epidemiologiche volte ad individuare l’origine dell’infezione.

Peste suina, c’è il primo caso  Trovato il virus su una carcassa
Peste suina, c’è il primo caso Trovato il virus su una carcassa

Vaccini e cure

Al momento non esiste un vaccino o una cura per la peste suina africana. Come previsto dal vigente Piano nazionale di sorveglianza e dalle norme di settore, quando si riscontrano uno o più sintomi tali da far sospettare la presenza di PSA in un allevamento di suini, occorre darne comunicazione ai servizi veterinari competenti per territorio. Analogamente, quando si rinviene una carcassa di cinghiale nell’ambiente, o a seguito di incidente stradale che abbia coinvolto un cinghiale, è necessario segnalare l’evento ai Servizi Veterinari, alle forze dell’ordine o enti parco, guardie forestali, oppure contattare i numeri verdi regionali.