REDAZIONE PAVIA

Peste suina africana in Oltrepò: limitazioni, zona rossa e lockdown dei boschi. Cosa sta succedendo

Undici comuni della provincia, in parte compresi nella zona di produzione del salame di Varzi, sono stati inseriti nella zona di restrizione II

Solo la parola fa paura ed evoca brutti ricordi, atmosfere che pensavamo per sempre dimenticate e confinate alla memoria della pandemia da Covid-19. E invece, con la possibilità di un aumento dei casi di peste suina africana, dopo le due carcasse di cinghiale infette trovate in provincia di Pavia, proprio nella zona di produzione del salame di Varzi, si torna a parlare di limitazioni ai movimenti, nel tentativo di contenere il contagio. Addirittura di “lockdown dei boschi”, formula apocrifa ma comunque non lontana dal provvedimento che bloccò l’Italia ai tempi del dilagare del Sars-CoV-2.

Zona rossa in Oltrepò: i comuni coinvolti
Zona rossa in Oltrepò: i comuni coinvolti

Dove è stato applicato

Manifestazione di Coldiretti per accendere i riflettori sulla peste suina (Archivio)
Manifestazione di Coldiretti per accendere i riflettori sulla peste suina (Archivio)

In Oltrepo, oggi, la zona di restrizione 2, quella dove vengono applicate le limitazioni più importanticomprende 11 Comuni in un’area estesa circa dieci chilometri. Si tratta di Ponte Nizza, Bagnaria, Brallo di Pregola, Menconico, Zavattarello, Romagnese, Varzi, Val Di Nizza, Santa Margherita Di Staffora, Cecima e Valverde di Colli Verde. Dieci Comuni, invece, sono comprese nella zona di restrizione 1, con rischio più limitato.

Non è escluso, però, dopo il ritrovamento della seconda carcassa infetta che le dimensioni delle due aree in cui sono applicate le restrizioni possano aumentare. 

Le zone in cui vengono applicate le limitazioni sono indicate con cartellone e segnaletica apposita, allestita da Ats Pavia all’ingresso di centri e abitati e paesi coinvolti

Quali sono le limitazioni previste

Agli escursionisti è fatto obbligo di rimanere sui sentieri segnalati, i cani devono essere tenuti al guinzaglio ed è vietato uscire dal tracciato per andare in mezzo alla vegetazione. 

Le manifestazioni e i raduni all’aperto con un numero superiore a 20 persone, in aree non delimitate e recintate, sono soggette ad autorizzazione da parte dell’autorità comunale

L’utilizzo di fieno e paglia prodotti in zona infetta è consentito a condizione che sia assicurata la tracciabilità degli stessi, al fine di garantire che venga escluso qualsiasi contatto con suini.

Al momento non si prevedono – neanche in zona rossa – limitazioni alla ricerca di funghi o tartufi.

Cinghiali

È previsto un rafforzamento della sorveglianza nei confronti della patologia, con la ricerca a cadenza almeno settimanale, in aree individuate, di carcasse di cinghiale. Tutti i resti devono essere inviati agli istituti specializzati per la ricerca del virus. 

È vietata la caccia collettiva effettuata con più di 3 operatori di qualsiasi tipologia, l’attività di addestramento cani e l’attività venatoria nei confronti della specie cinghiale. Via libera, invece, agli abbattimenti selettivi, con frequenza di almeno tre volte alla settimana. 

È vietata la movimentazione al di fuori della zona infetta di carne, prodotti a base di carne, trofei e ogni altro prodotto ottenuto da cinghiali abbattuti in zona infetta. I capi di cinghiale abbattuti non possono essere destinati all’autoconsumo.

Possibili scenari

E se la situazione dovesse peggiorare? Si potrebbe andare incontro a nuove limitazioni, che potrebbero ricalcare quelle già applicate in un’ampia zona fra Piemonte e Liguria dove i casi di peste suina africana si sono contati nell’ordine della centinaia. 

In quell’occasione furono disposti divieti per caccia e pesca, oltre che per attività come trekking, mountain bike e raccolta funghi. Non solo. Furono anche proibite le attività di selvicoltura, eccettuato l’approvvigionamento di legna da ardere. Nella sostanza – eccettuate le aree verdi dei centri urbani, i parchi e tutte le zone verdi non in contiguità con l’ambiente naturale – fu praticamente vietato l’accesso a tutte le zone non asfaltate, a parte quelle in cui si transitava per raggiungere abitazioni, luoghi di lavoro e fondi agricoli di proprietà.