Pavia – «È inopportuno che un insegnante entri in classe mostrando un manifesto politico". Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano, ritiene che il caso dell’insegnante della scuola superiore di Pavia che indossava una maglietta con la scritta “From the river to the sea. Palestine will be free“ sia una "questione civico-etica". "Quello slogan apparentemente innocente – ha aggiunto il presidente – nasconde un odio razziale perché auspica la cancellazione di Israele e il genocidio di tutti i suoi abitanti, forse anche quel 20% di musulmani che vivono perfettamente integrati sul territorio dello Stato ebraico. Indossare questo slogan davanti a una sola ragazza che ha origini israeliane, l’ha fatta sentire pesantemente discriminata".
La frase che circola dagli anni ‘60 nei campus americani, è stata fatta propria da Hamas e, dopo il 7 ottobre, riecheggia in tutte le manifestazioni pro Palestina. "Chiunque è libero d’avere la propria opinione – ha proseguito Meghnagi –, ma non a scuola. Che cosa sarebbe successo se la ragazza fosse entrata in classe con una bandiera israeliana? Magari qualche compagno avrebbe potuto reagire. Quello slogan incita all’odio e alla violenza. Un insegnante non si dovrebbe schierare. I docenti studiano anche psicologia, dovrebbero avere una diversa sensibilità soprattutto in questo difficile momento". Dalla scuola come dall’ufficio scolastico provinciale al momento non è arrivata alcuna replica.
Nel frattempo in diverse scuole e atenei cresce la tensione, tanto che il ministro dell’università Anna Maria Bernini ha chiesto ai rettori che si salvaguardi la democrazia. "Con i rettori – ha detto il ministro – abbiamo condiviso una stessa preoccupazione e registrato una comune condanna della violenza. Per gli atenei è un momento delicato, segnato da un crescendo di episodi di intolleranza, come riflesso del quadro internazionale". E il vice presidente del Senato Gian Marco Centinaio ha definito "inaccettabile che una docente si presenti in classe con una maglia che richiama uno slogan esplicitamente contrario all’esistenza dello Stato di Israele".
"Ho sempre sostenuto l’importanza degli insegnanti nella formazione dei giovani e difendo la libertà di espressione di ciascuno – ha proseguito –. Ma proprio per questo chi ha una funzione così importante dovrebbe dimostrare maggiore responsabilità nei messaggi che trasmette. È giusto educare al valore della pace o far comprendere la legittima aspirazione del popolo palestinese ad avere un proprio Stato, libero anche dal controllo del terrorismo fondamentalista. Per questo motivo mi sembra giusto che l’insegnante e l’istituto si scusino con la ragazza e con i suoi genitori e riterrei anche opportuno dedicare alla questione israelo-palestinese un approfondimento più equilibrato, consentendo a tutti gli studenti di conoscerne meglio le radici storiche".