Sono stati del tutto prosciolti i quattro coinvolti nell’inchiesta sulle presunte irregolarità nell’affidamento alla coop First Aid One del servizio di trasporto sanitario degli ospedali dell’Asst di Pavia. Altri tre co-indagati restano a giudizio con meno accuse, in quanto prosciolti per alcuni capi d’imputazione. Non dovranno sostenere il dibattimento l’ex direttore dell’azienda sanitaria Michele Brait, il funzionario dell’Asst Pavia Davide Rigozzi, l’allora rappresentante della coop Luigia Milano e suo fratello Angelo Milano, mentre restano alla sbarra con meno contestazioni i già amministratori della coop Antonio Calderone, Francesco Calderone e Concetta Calderone. Il collegio del tribunale di Pavia ha emesso sentenza con cui si annulla il decreto di novembre della Corte d’Appello di Milano che disponeva, per i sette, il giudizio. Una decisione presa in seguito all’eccezione sollevata dai difensori di Brait e Rigozzi, rispettivamente gli avvocati Marco Casali e Lorenzo Bertacco, che hanno segnalato come il ricorso in Appello fosse stato presentato dal pm in ritardo. Nel 2023 infatti il Gip di Pavia aveva emesso sentenza di non luogo a procedere. Poi il Pm aveva fatto ricorso in Appello. La Corte d’Appello il mese scorso aveva poi sentenziato rinviando tutti a giudizio. Doveva quindi aprirsi il dibattimento, ma i giudici hanno accolto l’eccezione dei difensori sul ricorso tardivo. L’avvocato Casali ha commentato: "Brait è una persona perbene che ha affrontato un ingiusto calvario giudiziario, il tribunale ora ha rimediato all’errore procedurale e per lui la vicenda finalmente si conclude". Per l’avvocato Giovanni Soldi che ha assistito i Milano e Francesco Calderone si tratta di "un atto di giustizia con cui questo tribunale ha dimostrato di osservare le disposizioni procedurali". I Calderone restano alla sbarra per alcuni capi d’accusa, come l’allora consigliere della coop Luciano Saccomando e il già responsabile della centrale operativa Luca Ferraiuolo. La prossima udienza del dibattimento per loro si terrà il 15 gennaio. Oggetto dell’inchiesta le accuse, a vario titolo, di caporalato, frode nelle pubbliche forniture e turbativa d’asta.
Nicoletta Pisanu