
Lo striscione esposto ieri davanti al carcere da papà Roberto e dai suoi amici
Un mazzo di fiori e uno striscione con l’immagine di Jordan. Un anno dopo la morte del 26enne, gli amici più cari e il padre hanno tenuto un presidio davanti al carcere dove il trapper si è suicidato. Jordan Jeffrey Baby com’era noto il giovane, si trovava dietro le sbarre per una rapina commessa con un amico. A Torre del Gallo, però, aveva subito maltrattamenti e una violenza sessuale che aveva denunciato. Con problemi psichici legati all’abuso di stupefacenti e psicofarmaci, Jordan era stato affidato a una comunità, ma all’inizio di marzo il magistrato di sorveglianza aveva sospeso l’affidamento terapeutico e il trapper era tornato in carcere dove il 12 marzo è stato trovato impiccato. "Dalla morte di Jordan per me ogni giorno è difficile - ha raccontato Roberto Tinti, papà di Jordan -, ma queste manifestazioni mi aiutano a tirare avanti. Jordan non era né un santo né un diavolo, ma ha pagato troppo per quello che ha fatto". In Procura è aperto il fascicolo per omicidio colposo. Le indagini dovranno chiarire se il 26enne abbia deciso di togliersi la vita dopo le violenze subite in carcere. "Siamo ancora alle indagini preliminari - ha aggiunto l’avvocato Federico Edoardo Pisani -. Ci aspettiamo risvolti". M.M.