STEFANO ZANETTE
Cronaca

Scoperta un’industria della droga

In una cascina di Villanterio e in due capannoni ricavi da 200mila euro al mese. Sei i componenti della banda

di Stefano Zanette

Il ricavo mensile poteva arrivare anche a 200mila euro, calcolando un prezzo variabile tra i 3,5 e i 5 euro al chilo e una produzione fra i 30 e i 40 chili al mese. Tanta era infatti la marijuana coltivata in tre diversi siti di produzione, a livello industriale su larga scala, da cinque albanesi finiti in carcere. In realtà sono sei i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare per l’ipotesi di reato di produzione di sostanze stupefacenti, in concorso (non contestata l’associazione a delinquere). In carcere: Drital Hoxa, 32enne residente alla frazione Francolino di Carpiano, e il fratello Sajmir Hoxa, 38enne residente a Milano; Erman Baho, 35enne di Milano; Ardit Hisenaj, 24enne di Pozzo d’Adda; Altin Behari, 48enne di Buccinasco, già detenuto in carcere per un’altra vicenda. Misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per l’unica donna coinvolta, R.H., 26enne che abita alla frazione Francolino di Carpiano (compagna di Drital Hoxa), alla quale è contestato un ruolo più marginale. Gli arresti e le perquisizioni sono scattati ieri mattina all’alba per l’operazione “Green farm” della squadra Mobile della Questura di Pavia, eseguiti con l’ausilio del Reparto prevenzione crimine e dell’Unità cinofili antidroga di Milano e di un elicottero del Reparto volo di Malpensa. Al centro delle indagini, avviate lo scorso ottobre, la cascina Cattanea nelle campagne di Villanterio, il primo sito preso in affitto per realizzare l’illecita coltivazione di cannabis, al quale erano poi seguiti altri due capannoni, uno sempre a Villanterio, in via Enrico Fermi, e l’altro invece nel Milanese, alla frazione Fizzonasco di Pieve Emanuele. In tutto sono state sequestrate circa 10mila piante, di diverse dimensioni e fasi di crescita. La caratteristica dell’organizzazione per la produzione di marijuana, spiegata ieri mattina in conferenza stampa dal procuratore di Pavia, Mario Venditti, e dal dirigente della squadra Mobile, Giovanni Calagna, era infatti quella di consentire un ‘ciclo continuo’ con raccolti mensili (un raccolto ogni 3 mesi per ognuno dei 3 siti di coltivazione). Nel corso delle indagini erano già scattati tre arresti, in flagranza, di corrieri (intercettati nelle province di Lodi e Milano), col sequestro di una decina di chili di droga (4 più 4 più 2 chili): il primo a novembre, il secondo a dicembre e l’ultimo all’inizio di marzo.

La droga veniva spostata solo dopo essere già stata essiccata e confezionata sottovuoto in sacchi da 2 chili, venduta quindi a grossisti e non al dettaglio. In ognuno dei tre siti dove avveniva la coltivazione erano infatti state ricavate zone per le successive fasi della produzione e del confezionamento, per diminuire i rischi di essere intercettati con la droga. Inoltre i siti produttivi erano anche dotati di sofisticati impianti di videosorveglianza, con telecamere e foto-trappole gestibili da remoto, per tenere sempre sotto controllo le preziose coltivazioni, che hanno complicato non poco le indagini della polizia. Le coltivazioni erano inoltre dotate di appositi impianti di riscaldamento, illuminazione, aerazione e irrigazione, il tutto peraltro collegato abusivamente alla rete elettrica pubblica, per il reato aggiuntivo di furto di energia elettrica. Oltre ai tre siti produttivi di Villanterio e Fizzonasco, ieri mattina sono state eseguite anche perquisizioni domiciliari nelle abitazioni degli arrestati a Milano, Buccinasco, Francolino di Carpiano e Pozzo d’Adda, col sequestro di una cifra superiore ai 70mila euro in contanti, ritenuta il guadagno dell’attività illecita.