Pavia, 29 agosto 2024 – Baruffa al Social Bistro di viale Sardegna, dove nei weekend di agosto viene servito il pranzo alle persone in difficoltà. Sabato scorso proprio una di queste si è presentata per mangiare qualcosa e non ha gradito il cibo offerto. Da lì è nata una discussione con il presidente della fondazione Costantino che offre il servizio, in sostituzione della mensa dei frati di Canepanova, terminata con una querela presentata dall’ospite.
Stando a quanto riportato nella denuncia raccolta dai carabinieri nel pomeriggio di martedì, l’episodio sarebbe accaduto alle 11,30 del 24 agosto. “Al bar mi è stato dato un sacchetto con del cibo – si legge nella denuncia -, che era scandaloso e di cattivo gusto oltre che freddo, di esigue quantità e scarsa qualità, e non era come quello della mensa dei frati”.
Il presidente della fondazione Francesco Costantino si è presentato per chiedere come fosse il pasto. “Alle mie rimostranze – prosegue la querela – Costantino si è messo a 20 centimetri da me, gridando che quella era casa sua e poteva fare quello che voleva. Mi ha preso per una spalla nel tentativo di farmi alzare dalla sedia. Non riuscendoci, mi ha messo l'altra mano al collo stringendomelo. A questo punto, mentre mangiavo, mi sono alzato e delle persone hanno allontanato Costantino”.
Secondo Francesco Costantino, invece, il suo intervento puntava soltanto a difendere il lavoro dei volontari che hanno garantito il servizio nei fine settimana d’agosto preparando vassoi con primo, secondo, dolce al posto dei panini che, per accordo, avrebbero dovuto offrire. “Il cibo non era scarso e scadente – sottolinea Costantino -. I contenitori sono piccoli perché devono stare nei vassoi, ma sono profondi, da 140 grammi e a nessuno è mai stato negato un bis, se lo chiedeva. Abbiamo dato la pasta di nostra produzione e abbiamo cucinato con gli ingredienti che avevamo”.
Quanto all’episodio, il presidente della cooperativa sostiene di aver reagito a una provocazione: “Un avventore, che pare non sia neppure una persona in difficoltà, ha usato parolacce nei confronti dei miei ragazzi e, quando sono arrivato io, ha minacciato di spaccarmi la faccia e la mano. L’ho tenuto distante e l’ho accompagnato fuori perché la violenza nelle mie strutture non deve entrare e non si alza la voce. Per allontanarlo gli ho messo una mano sul petto, non gli ho fatto del male e non l’ho afferrato per il collo”.