di Stefano Zanette
"I tre suicidi in poco più di un mese sono solo la punta dell’iceberg, vorrei che l’attenzione di spostasse sulla situazione nel complesso, che si protrae non da un mese ma da anni": Laura Cesaris, garante dei detenuti della Provincia di Pavia, spiega la situazione a dir poco problematica che si è venuta a creare nel carcere pavese di Torre del Gallo, arrivata anche all’opinione pubblica con la tragicità degli ultimi ravvicinati gesti di autolesionismo che hanno portato alla morte di tre detenuti. "Ma ci sono anche tanti altri atti di autolesionismo - prosegue la garante provinciale dei detenuti - che non assurgono agli onori delle cronache, ma che sono ugualmente un grave e forte segnale di disagio". Nei mesi precedenti i sindacati di polizia penitenziaria avevano segnalato, oltre a detenuti salvati da tentativi di suicidio, anche molti episodi di aggressioni e danneggiamenti. "Oltre agli atti di autolesionismo - conferma Laura Cesaris - c’è chi invece scarica rabbia e frustrazione su altro, sugli arredi della camera di pernottamento oppure sul personale di sorveglianza. Sono tutte manifestazioni di disagio fisico e psicologico, grave e gravissimo. Mi chiedo come l’amministrazione non abbia colto questi segnali e come non abbia pensato di reagire". In questi giorni la direttrice del carcere, Stefania D’Agostino, risulta in congedo e dovrebbe rientrare la prossima settimana. Ma anche nei mesi scorsi, a quanto riferivano i sindacati della polizia penitenziaria e ora conferma anche la garante dei detenuti, non ci sarebbe stata la possibilità di un confronto con la direzione e l’amministrazione per affrontare i problemi che già si presentavano prima dei tragici eventi dell’ultimo mese. "Mi sono trovata di fronte - ammette Laura Cesaris - una sorta di muro, di sbarramento, di non possibilità di interloquire, salvo con il responsabile sanitario, a cui va tutta la mia stima per i grandissimi sacrifici che sta facendo. Con gli altri i rapporti erano già estremamente limitati, dopo il secondo suicidio sono venuti meno del tutto.
C’è stata una chiusura burocratica, completamente infondata: al terzo suicidio, del quale sono venuta a conoscenza in modo casuale, non potevo più stare zitta". "Vedo limiti, vedo carenze - prosegue ancora la garante provinciale dei detenuti - che non sono solo dell’ultimo anno. Ci sono situazioni di inagibilità, dovute a incuria protratta nel tempo. Il polo psichiatrico è al limite della vivibilità. Può darsi che il Dipartimento stia assumendo decisioni, ma è necessario dare anche un segnale all’esterno, per chi questi problemi li vive, non solo i detenuti ma anche gli operatori. Il Dap una risposta la deve dare".