REDAZIONE PAVIA

Tragedia del Mottarone, il Gup chiede di riformulare i capi d’imputazione

La giudice Rosa Maria Fornelli domanda alla Procura che siano escluse l’aggravante dell’antifortunistica e la sussistenza dei reati dolosi. La decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio slitta così a settembre

I carabinieri davanti ai resti della cabina numero 3 precipitata nel maggio del 2021

I carabinieri davanti ai resti della cabina numero 3 precipitata nel maggio del 2021

Verbania, 24 luglio 2024 – Era attesa per questo pomeriggio la decisione del giudice per le udienze preliminari di Verbania, Rosa Maria Fornelli, in merito alla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di otto persone, tra cui due società, imputate per la tragedia del Mottarone del 23 maggio 2021 costata la vita a 14 persone. La decisione del Gup ha tuttavia creato la sorpresa generale nell’aula del tribunale di Verbania. La giudice ha infatti invitato la Procura di Verbania, titolare dell’inchiesta, a modificare i capi di imputazione, in quanto ritiene vadano escluse l'aggravante dell'antinfortunistica e la sussistenza dei reati dolosi, accogliendo così le tesi difensive. Per la gup le accuse vanno contestate come disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Una riformulazione che potrebbe avere come conseguenza quella di alleggerire la posizione di alcuni, e che qualora non fosse adempiuta determinerebbe la restituzione del fascicolo di indagine alla procura per indeterminatezza delle accuse. Il 12 settembre si tornerà dunque in aula. 

La tesi della Procura 

Secondo l'ipotesi della Procura le cause della tragedia vanno addebitate a una catena di omessi controlli, primo fra tutti quello mensile sulla fune, a cui si aggiunge la consuetudine di inserire i forchettoni, cosa che ha impedito l'entrata in funzione dei freni di emergenza. Le accuse, a vario titolo, sono attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose gravissime e solo per Tadini e Perocchio anche il falso. Per i pm, inoltre Leitner, e dei suoi dirigenti, escluso il presidente in quanto non aveva la delega per controllare gli impianti a fune, non avrebbero vigilato "adeguatamente sul servizio di direzione di esercizio, affidato" a Perocchio.  Sulla vicenda c'è stata una maxi perizia discussa con la formula dell'incidente probatorio. I risarcimenti agli oltre 90 familiari delle vittime, poi usciti dal processo, da parte di Reale Mutua, l'assicurazione di ferrovie del Mottarone e da parte di Leitner si sono aggirati tra i 25 e i 30 milioni. 

T15BM01
I funerali di Alessandro Merlo e Silvia Malnati, i due giovani fidanzati varesini morti nella tragedia del Mottarone

Trenta parti civili

Rimangono ancora una trentina di parti civili che si aggiungono alla Regione Piemonte e al Comune di Stresa. Tra i difensori, l'avvocato Pasquale Pantano, ha sostenuto nella sua discussione che Nerini non aveva "precise responsabilità perché non è uno di quei soggetti che il programma di sicurezza dei trasporti prevede in una posizione di garanzia". Marcello Perillo, legale di Tadini, il quale si è visto dare parere negativo all'istanza di patteggiamento, ha chiesto di 'riordinare' le imputazioni, spiegando che la tragedia della funivia non va catalogata come incidente sul lavoro, mentre l'avvocato di Perocchio, Andrea Da Prato, ha proposto di riqualificare le contestazioni. La difesa di Leitner ritiene che l'unica vera causa dell'incidente sia stato l'inserimento dei forchettoni, evento che "non ha alcuna forma di profilo di contiguità con attività, anche soltanto residuali o complementari, di carattere manutentivo", aveva spiegato l'avvocato Federico Cecconi. 

La reazione della madre di una delle vittime

"Se mi aspettavo una fine diversa? Mi aspettavo la fine dell'udienza preliminare, mi aspettavo il processo. Se sono delusa? Vedremo quando inizia il processo. Al momento la cosa essenziale è che tutti vadano a processo». Lo ha detto Vincenza Minutella, la mamma di Silvia Malnati, una delle quattordici vittime dell'incidente del Mottarone. “Ci saremo sempre – ha aggiunto la signora, che nell'incidente ha perso la figlia 26enne –. Anche perché la colpa, secondo me, non è solo di uno, è una catena. Se lui (il caposervizio Gabriele Tadini, che fin dalle prime ore ha ammesso l'uso dei forchettoni che impedirono il funzionamento dei freni di emergenza, ndr) ha fatto quello che ha fatto, è perché ha dovuto farlo in base alle anomalie che c'erano. Non è giusto che paghi solo uno”.