MANUELA MARZIANI
Cronaca

Cancro alla prostata: ultrasuoni per sconfiggerlo

La clinica Città di Pavia prima in Lombardia ad aver acquisito l'apparecchio

Paolo Puppo della Clinica Città di Pavia con la sua équipe

Pavia, 3 febbraio 2017 - Nuova terapia per sconfiggere il tumore alla prostata. L’istituto di cura Città di Pavia è il primo ospedale lombardo ad avere acquistato e installato un’apparecchiatura ad ultrasuoni localizzati (Focal One) che consente di utilizzare le informazioni spaziali acquisite dagli esami di diagnostica per immagini per concentrare un fascio di ultrasuoni ad alta energia soltanto sulla parte della prostata affetta dal tumore. Gli ultrasuoni, sviluppando calore, realizzano una distruzione termica del tessuto tumorale, assieme a un minimo ‘orlo di sicurezza’ di tessuto sano. La metodica viene eseguita tramite l’inserimento di una sonda nel retto e dura dai 60 ai 90 minuti.

Di per sé è indolore e non lascia alcuna ferita, ma viene eseguita in anestesia spinale per consentire la localizzazione ottimale della zona da trattare grazie all’immobilità del paziente. Il paziente esce dalla sala con un catetere vescicale che viene rimosso dopo 24/48 ore, a seconda della quantità di tessuto prostatico trattato. "Sta accadendo per il tumore della prostata quello che è già successo per il tumore della mammella e del rene – spiega il dottor Paolo Puppo, direttore del Polo urologico dell’istituto di cura Città di Pavia e istituto clinico Beato Matteo – , lo sviluppo cioè di soluzioni sempre più conservative. Anche nel caso della prostata è ormai reale la possibilità, in casi selezionati, di evitare l’asportazione completa della ghiandola prostatica per guarire il tumore: ciò può consentire di evitare al paziente gli effetti legati alle terapie tradizionali, riducendo drasticamente i tempi di ricovero, la necessità di emotrasfusioni, e preservando la potenza sessuale e la continenza urinaria".  I candidati ideali alla terapia focale hanno un tumore a rischio medio-basso, di dimensioni contenute, e soprattutto individuabile con sicurezza all’interno della ghiandola prostatica: si tratta di circa il 15-20% dei tumori che vengono oggi diagnosticati nel corso degli screening attivi in Italia. La metodica, oltre che dimostrarsi molto indicata per il suo approccio conservativo nei pazienti giovani con un tumore localizzato, è applicabile con successo anche nei pazienti molto anziani o affetti da altre patologie concomitanti che non sono in grado di affrontare le terapie chirurgiche più invasive o la radioterapia.