MANUELA MARZIANI
Cronaca

"Tutele per i ricercatori". No al disegno di legge: "Rende precario il futuro"

Pavia, ordine del giorno delle forze di maggioranza da far arrivare al Governo. Si chiede l’abrogazione di alcuni articoli del testo preparato dal ministro Bernini.

Gli esponenti della maggioranza di centrosinistra che ieri hanno illustrato l’ordine del giorno

Gli esponenti della maggioranza di centrosinistra che ieri hanno illustrato l’ordine del giorno

La maggioranza di centrosinistra che governa Pavia si schiera dalla parte dei ricercatori e chiede la revisione del disegno di legge 1240 del ministro Anna Maria Bernini. Un ordine del giorno della maggioranza in Consiglio comunale è già stato depositato e impegnerà il sindaco Michele Lissia e la sua Giunta a inoltrare al Governo italiano la richiesta di abrogare alcuni articoli della normativa che, stando ad alcuni esponenti del mondo accademico "rende ancora più precaria la ricerca". Il tema è molto sentito all’Università di Pavia, dove coinvolge circa 1.600 figure tra ricercatori e dottorandi. L’Ateneo pavese e lo Iuss, nel 2025 hanno 289 professori ordinari, 436 associati, 78 ricercatori a tempo indeterminato, 162 ricercatori a tempo determinato con contratto più lungo, 133 ricercatori più breve, 483 assegnisti di ricerca, 853 dottorandi. "La comunità scientifica è preoccupata per i continui tagli ai fondi per ricerca e Università, e soprattutto per la mancanza di contratti adeguati per i ricercatori – spiegano i promotori dell’iniziativa –. Questa precarietà mette a rischio il futuro della ricerca italiana, portando alla fuga di cervelli e favorendo dinamiche di carriera che non sono più basate sul merito. Chiediamo subito un intervento delle istituzioni e una revisione del disegno di legge 1240 per tutelare i ricercatori e garantire un futuro di progresso per l’Italia".

Secondo i ricercatori la riforma sarebbe contraria agli obblighi che l’Italia ha contratto con l’Unione europea in seno al Pnrr. "Una delle riforme del Pnrr – sostiene Raffaele Vitolo di Adi, l’Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani – prevedeva l’introduzione del contratto di ricerca che è stato lentamente introdotto, ma ora se viene attorniato da una serie di altre forme contrattuali, viene svuotato e rischia di moltiplicare le forme precarie di molti contratti". Al momento in Italia sono tantissimi i ricercatori che lavorano con contratti brevi e senza garanzie. "Questa riforma – aggiunge Giulia Papandrea, segretaria di Udu Pavia – va a precarizzare ancora di più le figure che dovrebbero aiutate l’Università a ripopolarsi, garantendo anche il ricambio generazionale dei docenti. Ci sono sono docenti fermi nelle cattedre con una carriera lunga e non ci sono abbastanza soldi per gli scatti salariali o di carriera ai dottorandi". In Parlamento la discussione sulla riforma è sospesa alla luce delle numerose proteste e potrebbe esserci spazio, come chiede l’ordine del giorno "per abrogare il decreto legge e inoltrare al Governo la richiesta di prevedere un finanziamento strutturale del pre-ruolo universitario e dei ricercatori".