
Andrea Ceffa con l'avvocato difensore Luca Angeleri
Vigevano (Pavia) - Le indagini sono concluse. La Procura di Pavia ha inviato all’avvocato del sindaco di Vigevano Andrea Ceffa, Luca Angeleri, l’avviso di chiusura delle indagini a carico del primo cittadino indagato per il reato di corruzione.
Per gli inquirenti non sono necessarie deroghe, con tutta evidenza gli elementi raccolti in questi mesi sono considerati sufficienti per avanzare quella che, con ogni probabilità, sarà la richiesta di rinvio a giudizio. La conclusione delle indagini segna anche altri due importanti passaggi della complessa vicenda: l’impossibilità di una reiterazione del reato, visto che nel frattempo la composizione della maggioranza che sostiene l’Amministrazione di centrodestra si è profondamente modificata, e soprattutto dell’eventuale inquinamento delle prove.
Ecco perché nei prossimi giorni l’avvocato Angeleri procederà alla richiesta al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pavia di revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari cui Ceffa è sottoposto dal 28 novembre 2024. Nel caso l’istanza venisse accolta – il gip l’ha già respinta due volte e in seguito è arrivato anche il parere negativo del Tribunale del Riesame – Ceffa potrebbe tornare a ricoprire il proprio ruolo istituzionale poiché l’interdizione dai pubblici uffici non può essere applicata alle cariche elettive. I prossimi giorni saranno dunque decisivi per capire se e come cambieranno le cose a Palazzo. Il fatto che sia trascorso il termine del 24 febbraio senza che il sindaco in carica abbia rassegnato le proprie dimissioni fa in modo che le elezioni, che in caso contrario si sarebbero tenute già nei prossimi mesi, siano già slittate alla primavera 2026.
Andrea Ceffa era stato arrestato con altre quattro persone. Nei suoi confronti era stata formulata l’accusa di corruzione per aver concesso una consulenza dell’ammontare di 6mila euro lordi alla consigliera Roberta Giacometti per assicurarsi – sostiene la Procura – il suo voto all’interno di un Consiglio comunale dove gli equilibri erano delicatissimi.
Oggi, con l’uscita dei tre consiglieri leghisti e con il Carroccio che assicura comunque il proprio appoggio esterno, le cose sono molto diverse. Tutte le persone coinvolte, ristrette agli arresti domiciliari, sono state rimesse da tempo in libertà in seguito alle dimissioni dai rispettivi incarichi pubblici.