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Vigevano, detenuto suicida in carcere. L’avvocato attacca il magistrato di sorveglianza

Secondo il difensore Salvatore Rosano, dipendente Atm in cella dallo scorso 3 dicembre per rapina, era “un soggetto fragile”

Il carcere di Vigevano

Il carcere di Vigevano

Vigevano  (Pavia) – Si chiamava Salvatore Rosano ed era di origini calabresi il detenuto che si é suicidato impiccandosi nella sua cella del carcere di Vigevano.

Rosano, da molti anni trasferitosi in Lombardia e dipendente dell'Atm, l'azienda di trasporti di Milano, era stato arrestato il 3 dicembre scorso per una rapina che aveva fruttato un bottino di appena 55 euro. Secondo il suo legale, l'avvocato Rocco Domenico Ceravolo, del Foro di Palmi, "la morte di Rosano poteva essere evitata solo se il magistrato di sorveglianza avesse considerato con il dovuto buon senso quanto gli era stato rappresentato. E cioè che trattavasi di soggetto fragile, com'era stato documentato attraverso la produzione di un'apposita certificazione, e che già quando era in stato di libertà aveva tentato di porre in essere atti della stessa natura. Rosano, tra l'altro, aveva non soltanto restituito il provento dalla rapina, ma aveva anche risarcito il danno alla parte offesa".

"Avevamo chiesto al magistrato, in attesa che il Tribunale di sorveglianza valutasse l'applicazione di una misura alternativa alla detenzione - ha detto ancora l'avvocato Ceravolo - di scarcerare Rosano, affidandolo in via provvisoria ai servizi sociali. Ma il magistrato, senza approfondimento alcuno riguardo lo stato depressivo del detenuto, che, si ripete, era stato segnalato, si è limitato ad argomentare su inesistenti, quanto immaginari pericoli, in attesa della 'relazione di sintesi' dal carcere. Attesa durante la quale l'uomo si è suicidato".