Vigevano (Pavia) – Sarà ascoltato mercoledì dal gip Andrea Ceffa, 51 anni, sindaco di Vigevano sospeso dalle funzioni per decreto prefettizio e finito ai domiciliari giovedì con l’accusa di corruzione per aver affidato una consulenza legale da 6mila euro a Roberta Giacometti, 43 anni, avvocato, unica eletta in Consiglio comunale della lista “Vigevano Riparte“, voluta proprio dal primo cittadino come supporto. In realtà a fare da prestanome sarebbe stata un’altra professionista, visto che Giacometti non avrebbe potuto occuparsene direttamente data l’incompatibilità con il ruolo di consigliere comunale.
Come il denaro sarebbe poi passato di mano, deve ancora essere chiarito. Secondo la ricostruzione della Gdf, la mossa di Ceffa sarebbe stata una sorta di azione “difensiva“ per assicurarsi l’appoggio di Giacometti – come lui ai domiciliari, sarà interrogata martedì – dopo la fallita “Congiura di Sant’Andrea“ con cui si era inteso far cadere la Giunta. Una mossa che, come aveva detto lo stesso sindaco, “ha una regìa esterna”, attribuita all’imprenditore edile vigevanese Alberto Righini, indagato a piede libero, e dell’ex europarlamentare leghista Angelo Ciocca, che avrebbe fatto da tramite per contattare la consigliera Emma Stepan alla quale sarebbero stati offerti 15mila euro in cambio delle sue dimissioni.
Nella vicenda sono finiti nei guai anche Alessandro Gabbi, 52 anni, direttore amministrativo di Asm Vigevano; Veronica Passarella, 52 anni, amministratore unico della municipalizzata; Matteo Ciceri, 49 anni, amministratore di Vigevano Distribuzione Gas. Sono tutti ai domiciliari, saranno ascoltati a inizio settimana. A loro la Procura imputa di non essersi opposti all’affidamento della consulenza pur consapevoli della sua inutilità. Solo dopo aver ascoltato i cinque arrestati il gip deciderà se confermare le misure cautelari, sostituirle con altre o revocarle. Intanto l’opposizione ha preparato una mozione di sfiducia al sindaco: a firmarla quattro consiglieri del Pd (Arianna Spissu, Alessio Bertucci, Emanuele Corsico Piccolini e Marco Vassori), due del Polo Laico (Luca Bellazzi e Martina Ambrosino), la pentastellata Silvia Baldina, tre di FI (Giuseppe Squillaci, Giulio Onori e Rimma Garifullina), numero sufficiente perché il documento, non sottoscritto ma condiviso anche dai Liberalconservatori Furio Suvilla e Claudia Montagnana, abbia valore.
La mozione potrà essere discussa non prima di 10 giorni dal deposito e non oltre i 30 giorni. L’approvazione comporterebbe lo scioglimento del Consiglio comunale.