STEFANO ZANETTE
Cronaca

Lomellina, pollai in lockdown: zone rossa e arancio, una barriera lunga 10 chilometri

Focolaio a Galliavola, 26 Comuni del Pavese sono osservati speciali

Galliavola (Pavia) - Una zona rossa che parte dall’epicentro e si estende per altri quattro Comuni, una zona arancione che si allarga per un raggio di 10 chilometri e coinvolge complessivamente 26 Comuni. Le misure di contenimento disposte dall’Ats Pavia per l’influenza aviaria, ceppo H5N1, dopo il focolaio registrato in un allevamento avicolo multispecie a Galliavola, fanno riaffiorare alla mente i tempi dei lockdown e delle zone rosse, arancioni e gialle per il Covid.

Anche se in questo caso le necessità di isolamento non si estendono all’intera cittadinanza ma riguardano ‘solo’ gli allevamenti con animali a rischio di contagio. Una serie di misure di prevenzione che in provincia di Pavia erano già state attuate lo scorso febbraio, ma in un’altra zona, quando era stato scoperto un analogo focolaio di aviaria in un allevamento di anatre da carne ad Arena Po. In quest’ultimo caso, il focolaio a Galliavola è emerso giovedì scorso, 27 ottobre, facendo scattare tutte le procedure necessarie, stabilite da appositi protocolli. A iniziare dall’abbattimento di tutti i capi presenti nell’allevamento dove era stata riscontrata la positività al virus, con l’estinzione del focolaio certificata in questo caso già lunedì 31 ottobre.

La 'zona di protezione', quella estesa nei 5 Comuni di Galliavola, Pieve del Cairo, Ferrera Erbognone, Lomello e Villa Biscossi, durerà fino al 21 novembre, mentre la 'zona di sorveglianza', quella dei 26 Comuni nel raggio di 10 chilometri, resterà valida fino al 30 novembre. Nella zona rossa gli allevamenti avicoli sono posti in uno stato di quasi isolamento, con divieto assoluto di movimentare gli animali, mentre nella zona arancione l’attività dell’allevamento può proseguire, anche se tenuta sotto stretta sorveglianza con monitoraggi da parte dei veterinari di Ats Pavia. Misure che in realtà non colgono impreparati gli allevatori, già da anni abituati a convivere con il rischio dell’aviaria e con una serie di procedure di biosicurezza che sono ormai entrate nelle abitudini di questo come di altri settori, ad esempio anche negli allevamenti di maiali per la prevenzione dai rischi della peste suina africana.