Pavia – Macchina fotografica al collo nella sua vita ha girato mezzo mondo e, attraverso una serie di attimi colti ha raccontato le storie di tante persone. Graziano Perotti, fotografo pavese che ha vinto 24 premi internazionali è appena rientrato da un workshop fotografico in Marocco. Un viaggio ha effettuato con un gruppo di undici persone fuori dai circuiti turistici tradizionali che toccano solitamente le città imperiali e il deserto, in un Paese in cui poco più di 15 giorni fa c’è stato un devastante terremoto che ha provocato 2901 morti e 5.530 feriti
Che cosa avete visto nel vostro viaggio?
"Siamo stati a Marrakech, Taroudant, Tafraout, Imswane, Tiznit, Legzira, Essaouira – risponde Graziano Perotti – quindi dalle montagne all’Oceano Atlantico. Il sisma non ha messo in ginocchio Marrakech dove i danni sono stati pochi e le case lesionate hanno già i ponteggi per effettuare i lavori di ripristino. Ho visto una notevole efficienza"
I problemi invece dove sono?
"Nella città di Taroudant, sotto le mura, vivono alcune persone in tende improvvisate, alcuni preferiscono stare vicino le loro case danneggiate, sulle alture con più problematiche dovute al terremoto e nei villaggi isolati dove sono ora ben assistiti".
Il re del Marocco ha detto di non volere aiuti da tutta la comunità internazionale.
"Da alcuni Paesi non li ha voluti, ma ha promesso a tutti coloro che hanno perduto la casa, i soldi per ricostruirla. Ci sono villaggi di montagna raggiungibili solo con Jeep attrezzate dove anche i soccorsi hanno fatto fatica ad arrivare. Noi abbiamo fatto il possibile portando valigie di vestiti e soldi. Non solo, a Tiznit, una bella città oasi nel deserto nella regione del Sous Massa Draa, un uomo del nostro gruppo ha pure dato una mano a portare un tavolo".
Come siete stati accolti?
"Benissimo. Alcuni ci hanno fatto entrare in casa loro, altri ci chiamavano dalla finestra, con altri ancora abbiamo fatto amicizia e ci siamo scambiati il contatto Facebook e dobbiamo inviare loro le foto".
Lei è stato spesso in Marocco, era già stato in quei luoghi? "Non in tutti e mi sono piaciuti moltissimo. Abbiamo visto località di montagna come villaggi di pescatori. A Tafraout le donne indossavano abiti neri e la maggior parte non voleva essere fotografata, a Tiznit invece abbiamo visto un’esplosione di colori e persone aperte agli incontri".
Che cosa ha portato a casa da questo viaggio?
"Mi sono arricchito".
E da un workshop fotografico come si torna?
"Un viaggio fotografico serve a migliorarsi, poi ognuno porta se stesso e vede il mondo attraverso i libri che ha letto, la cultura che ha acquisito, le esperienze che ha maturato. Io avevo un gruppo meraviglioso composto da bravi fotografi. Ora vedremo le loro foto, la loro crescita".