UMBERTO ZANICHELLI
Economia

Finita l’era Moreschi, gli operai licenziati non si arrendono: “Portiamo a Roma la nostra battaglia”

Vigevano “capitale della scarpa” perde anche l’ultimo baluardo. Ma i 59 dipendenti lasciati a casa non ci stanno. I sindacati vogliono intavolare una trattativa ai ministeri del Lavoro e del Made in Italy oltre che in Regione

Lo sciopero dei lavoratori Moreschi

Lo sciopero dei lavoratori Moreschi

Vigevano (Pavia) – Gli operai della Moreschi non si arrendono. E anche ieri, come da ormai diversi giorni a questa parte, hanno manifestato per un’ora davanti ai cancelli dell’azienda calzaturiera di via Cararola, l’ultimo baluardo della scarpa "made in Vigevano" che presto cesserà di produrre in città. La nuova proprietà, che fa riferimento a un fondo svizzero, ha infatti annunciato l’intenzione di decentrare la produzione, non ha specificato meglio dove, e avviato la procedura di licenziamento per gli ultimi 59 operai rimasti al lavoro dopo una serie di drastici tagli che si sono concretizzati negli scorsi anni grazie ai quali, almeno questo era stato promesso, si sarebbe potuto concretizzare il rilancio del brand.

La realtà invece è stata molto diversa e pesante. L’area di 70mila metri quadri sulla quale nel 2003 è stato inaugurato il nuovi insediamento della "griffe" di calzature di lusso rischia di diventare un’area completamente inutilizzata. Anche i 21 dipendenti, amministrativi e commerciali, che restano in azienda, saranno trasferiti altrove. I dipendenti dall’inizio della protesta preferiscono non parlare lasciando che a farlo per loro siano le organizzazioni sindacali.

"Questa battaglia non è ancora conclusa – commenta Michele Fucci della Filctem Cgil – al contrario vogliamo che questa vertenza, che dovrà per forza passare per la Regione, arrivi sino a Roma, ai ministeri del Lavoro del Made in Italy. Tra le motivazioni addotte dall’azienda per giustificare gli ultimi tagli – osserva ancora il sindacalista – c’è la volontà di dare una svolta "green" alla produzione. Un aspetto sul quale tutti siamo d’accordo e che proprio nello stabilimento di Vigevano, per le sue caratteristiche e le sue peculiarità, potrebbe trovare una vera applicazione, magari facendo ricordo all’energia solare. La verità – prosegue – è che la proprietà non ha investito un euro in quello che, a parole, avrebbe dovuto essere il rilancio dell’azienda ma, al contrario, ha operato in direzione opposta. Penso alla produzione di sneakers, che seppur avviata di recente aveva iniziato a funzionare e che, senza alcuna ragione è stata delocalizzata non si sa nemmeno dove".

Un silenzio che sembra essere un “must" della proprietà: "Anche oggi, alla notizia della scelta di spostare altrove, non ci sono state altre informazioni se non quelle legate a una non ben definita serie di partnership con produttori di alto livello. Poi c’è il problema dell’immobile – continua Fucci – che si è saputo in un secondo momento essere stato ceduto a terzi e che dunque potrebbe essere destinato ad altro utilizzo. Di fatto quest’area potrebbe anche cambiare destinazione ed è per questo che vorremmo che l’amministrazione comunale ci rassicurasse almeno su questo aspetto". La protesta del personale intanto continua ma nel frattempo è necessario attivarsi per sostenere i 59 operai e le loro famiglie.