Vigevano (Pavia) – Tornare a coltivare il riso con il metodo tradizionale "a sommersione" con un obiettivo importante: preservare la falda freatica che si alimenta dalla infiltrazione nel sottosuolo. Il sistema più efficace, in tempi di cambiamenti climatici importanti, per preservare una risorsa importantissima: l’acqua. Il direttore del consorzio di irrigazione e bonifica Est Sesia, Mario Fossati, sta lavorando in questa direzione con una serie di incontri all’Ente Risi con gli agricoltori per spiegare le modalità di accesso ai fondi che la Regione ha messo a disposizione per questo ritorno ai metodi di un tempo.
“Il metodo a sommersione è stato la modalità storica di coltivazione del riso in quello che viene considerato il “triangolo d’oro” compreso tra le province di Vercelli, Novara e Pavia, una superficie che, se si comprende anche la porzione del Milanese, supera il mezzo milione di ettari – spiega – e che consisteva nell’allagare i campi e mantenerli sommersi in una decina di centimetri di acqua. Questa condizione non solo fungeva da protezione per i semi ma era di assoluta importanza per la tutela delle acque che, filtrando nei terreni, andavano ad alimentare la falda freatica evitando lo scorrimento verso valle e dunque verso i fiumi. Ovviamente nello scorrere sotterraneo l’acqua ha poi trovati punti di risalita che davano origine a risorgive che a loro volta andavano ad alimentare i corsi d’acqua".
Una falda che aveva come altre fonti di approvvigionamento le piogge primaverili e le acque provenienti dallo scioglimento delle nevi, circostanze che si sono modificate nei decenni a causa dei mutamenti del clima. "A partire da 20-25 anni fa – illustra ancora Fossati – si è passati alla coltivazione in secca, considerata più vantaggiosa dal punto di vista della gestione, almeno inizialmente".
Dopo i gravissimi problemi idrici di due anni fa si è deciso di correre ai ripari e così tanto Regione Lombardia quanto Regione Piemonte hanno previsto fondi destinati a questo obiettivo. "Stiamo parlando di una distesa di acqua sommersa pari a diverse volte il lago Maggiore che in questo modo torna a essere alimentata in modo diretto – spiega il direttore dell’Est Sesia – con tutti i comprensibili benefici per i territori e per le attività di irrigazione, come quella di cui ci occupiamo noi. Grazie a questo sistema la falda riesce a “ricaricarsi” più velocemente e in qualche modo a conservare l’acqua sul territorio anziché lasciarla disperdere. Una necessità ancora più marcata oggi che le nevi sono meno abbondanti e le temperature in quota più alte, tali da provocare lo scioglimento in tempi diversi rispetto al passato".