Mortara, 21 marzo 2024 – È una delle eccellenze gastronomiche della Lomellina, prodotto in una ristretta porzione di territorio e commercializzato in tutto il mondo. Ma per il salame d’oca di Mortara la certificazione Igp, l’indicazione geografica protetta attribuita dall’Unione Europea a prodotti di particolare qualità legati all’origine geografica, potrebbe essere a rischio. La ragione è tutta di natura burocratica.
Da tempo infatti il Consorzio dei produttori del salame d’oca Igp, presieduto da Mariella Corsico, è al lavoro per la revisione del disciplinare che regola in maniera molto accurata le modalità di produzione delle uova, l’allevamento dei palmipedi e la loro macellazione fino, ovviamente, alla produzione del salame Igp. Il disciplinare, che è già stato approvato dalla Regione e inviato al ministero dell’Agricoltura, è stato rimandato al mittente con la richiesta di integrazione di aspetti formali che sono in corso di perfezionamento.
Nella sostanza si tratta di una modifica di natura formale per la quale non è necessaria nemmeno l’approvazione di Bruxelles. Ma si tratta tuttavia di una operazione comunque complessa. Il vecchio disciplinare infatti era ormai decisamente obsoleto in termini di modalità di allevamento delle oche, che oggi non sono più cresciute solo all’aperto ma per le quali è previsto un riparo notturno, e di alimentazione, per la quale la sola erba non è più considerata sufficiente. In più c’è il problema delle uova che oggi sono unicamente prodotte nel Ravennate in un allevamento che ha subìto danni enormi dall’alluvione e dall’epidemia di aviaria. "Nel nuovo disciplinare – spiega la presidente Corsico – chiediamo che venga escluso il passaggio relativo alla nascita delle oche, mantenendo in zona Igp tutto il resto della filiera".
L’indicazione geografica protetta (Igp) è stata concessa al salame d’oca di Mortara all’inizio dell’estate del 2004; quello della seconda città della Lomellina è l’unico prodotto a denominazione protetta della Lomellina e l’unico, insieme al salame di Varzi Dop, della provincia di Pavia. Tra il 2016 ed il 2017 il marchio era stato addirittura a rischio: in quel lasso di tempo infatti nessun componente del consorzio produsse salami Igp e questo avrebbe potuto far decadere il marchio, cosa che per fortuna non avvenne.
Un secondo intoppo arrivò nel 2018 quando uno dei maggiori allevamenti della filiera cambiò i mangimi destinate alle oche per il consorzio non rispondendo più al disciplinare che prevedeva una alimentazione a sola base di granaglie. In quel caso una deroga, poi diventata variazione definitiva del disciplinare stesso, consentì di evitare il peggio.