Milano - Ora sono gli scissionisti lombardi della Lega a dividersi. E la loro partecipazione alle elezioni Regionali sta assumendo i contorni del rompicapo.
A oggi lo scenario più plausibile è quello che vede i dissidenti schierati su fronti opposti. Massimiliano Bastoni, Antonello Formenti, Federico Lena e Roberto Mura, i quattro consiglieri regionali che hanno lasciato la Lega per costituire al Pirellone il gruppo di Comitato Nord – esplicita emanazione della corrente interna alla Lega che si rifà ad Umberto Bossi – continuano, infatti, a lavorare a una lista con la quale correre le Regionali a sostegno, però, di Letizia Moratti, in campo con il Terzo Polo e con una sua lista civica, e non del governatore uscente, il leghista Attilio Fontana, al quale Matteo Salvini ha finora impedito di accogliere in coalizione i dissidenti nordisti, immediatamente espulsi dal segretario federale.
Ma la lista degli scissionisti non si chiamerà Comitato Nord, come progettato in origine. Dovrà cambiare nome. Perché? Perché, come è definitivamente emerso ieri anche gli scissionisti si sono divisi. Nel dettaglio, Umberto Bossi, riferimento politico di Comitato Nord, e Paolo Grimoldi, ex segretario della Lega lombarda, non vogliono uno strappo formale con la casa-madre leghista. Non vogliono, cioè, una lista-emanazione della loro corrente che corra contro il candidato presidente leghista. Da qui lo scenario di una scissione nella scissione: martedì lo stesso Grimoldi incontrerà, insieme all’europarlamentare Angelo Ciocca, altro fondatore di Comitato Nord, Attilio Fontana e, forse, il ministro Giancarlo Giorgetti per provare a capire se ci sia ancora qualche margine di ricomporre la frattura e consentire ai nordisti di sostenere il governatore uscente, leghista.
Ieri Grimoldi è stato chiaro a tal proposito: "La questione politica è chiarita: sosterremo Fontana. Deciderà Bossi in che modo lo sosterremo". Bossi, da parte sua, già il 29 dicembre scorso, dopo un incontro a Gemonio con Fontana, aveva tuonato che "la Lega è una". E ieri, in una nota diramata col chiaro intento di non passare per traditore, ha definito "un errore il divieto imposto da Salvini a Fontana di accogliere Comitato Nord nella coalizione di centrodestra". Ora il punto è proprio questo: a meno di sorprese che emergano dall’incontro in agenda martedì, Salvini non sembra intenzionato a tornare sui suoi passi, ad annullare le espulsioni dei quattro consiglieri nordisti e ad accettare una lista di (ex) leghisti, parallela e a se stante, in coalizione insieme a quella della sua Lega. Se Comitato Nord sosterrà Fontana, i quattro stanno quindi continuando a lavorare al piano B.
Bastoni, Formenti, Mura e Lena non hanno ad oggi alcuna vera alternativa alla candidatura nella coalizione pro-Moratti. E intendono proseguire lungo questa strada. Da qui lo scenario già detto, la scissione nella scissione: dar vita a una lista autonomista con un nome diverso da Comitato Nord. Possibile che uno o due di loro trovino posto nella civica della Moratti, ma gli altri dovranno schierarsi nel nuovo sodalizio – al quale potrebbero aderire anche i moderati di Maurizio Lupi – solo per poter garantire, a fronte del cambio di nome, quella continuità col gruppo di Comitato Nord, fondato in Consiglio regionale, utile a scongiurare la necessità di dover raccogliere firme.