REDAZIONE POLITICA

Elezioni 4 marzo 2018, in Lombardia affluenza al 76,85%

Per le regionali l'affluenza si è attestata al 73,14%. Secondo gli exit poll avanti Fontana, seguito da Gori. Non sono mancati anche in Lombardia disagi e code

Code nei seggi a Milano (La Presse)

Milano, 4 marzo 2018 - Hanno chiuso alle 23 i seggi per le elezioni politiche e le elezioni regionali della LombardiaE' possibile che in alcuni seggi ci siano ancora code, alla luce del rallentamento delle operazioni in alcune sezioni. Stasera comincia subito lo spoglio per le Politiche, domani alle 14 inizierà lo scrutinio delle Regionali. Alle 23 l'affluenza in Lombardia per elezioni politiche si è attestata al 76,85% per la Camera e al 77,08% per il SenatoPer quanto concerne le regionali in Lombardia l'affluenza alle 23 si è attestata al 73,14%. L'affluenza è in calo rispetto alle precedenti consultazioni per Palazzo Lombardia, quando si era attestata al 76,6%. Non sono mancati anche in Lombardia code e disagi, connessi al debutto del tagliando antifrode. Il Comune di Milano aveva invitato i cittadini a evitare "di recarsi al seggio nelle ultime ore di apertura". 

L'AFFLUENZA PER LE POLITICHE IN LOMBARDIA - Tutti i dati

L'AFFLUENZA PER LE REGIONALI IN LOMBARDIA - Tutti i dati

ELEZIONI POLITICHE - Per la prima volta gli italiani hanno votato con questo sistema elettorale, che mescola i due metodi che i cittadini hanno fin qui conosciuto. Il maggioritario e il proporzionale. Il primo funziona così: in un territorio preciso, che viene definito collegio uninominale, i partiti alleati presentano una sola persona che si candida a occupare un seggio in parlamento. Diventa parlamentare chi prende più voti. Anche uno solo in più degli avversari. I seggi uninominali alla Camera sono 232 e al Senato 116. Il secondo, invece, è quello che abbiamo conosciuto con la legge elettorale precedente. Sullo stesso collegio di cui abbiamo parlato, contemporaneamente, ogni partito della coalizione presenta una breve lista di candidati. A seconda della percentuale dei voti presa dai singoli partiti, i seggi in palio (alla Camera 386 e al Senato, su base regionale, 193) vengono ripartiti fra i vari movimenti che si sono presentati alle elezioni. Sulla scheda elettorale si trova il candidato al maggioritario e quelli del proporzionale, che lo sostengono. Si può sceglierescegliere: o votare solo il candidato del maggioritario, o votare solo una delle liste che lo sostengono. Oppure mettere una croce su entrambi. Non è possibilescegliere più partiti, o scegliere un candidato maggioritario e un partito che non lo sostiene: questo si chiama voto disgiunto. E alle politiche non è ammesso.

ELEZIONI REGIONALI - Il sistema per votare alle Regionali i lombardi lo conoscono abbastanza bene. Lo hanno usato l’ultima volta nel 2013, quando fu eletto Roberto Maroni. Sulla scheda si trovano i nomi dei candidati alla presidenza. Accanto, i simboli dei partiti che li sostengono. In mezzo, due linee tratteggiate. Ciascun cittadino può votare solo per il candidato presidente, senza farlo per i partiti. Si può, al contrario, votare per un partito e basta. In quel caso la preferenza alla lista, si estende anche al presidente. Ma qui, per la scheda verde, a differenza delle elezioni politiche, vale anche il voto disgiunto. Cioè, si può scegliere di votare per un partito, ma anche per un candidato presidente diverso da quello che il movimento sostiene. In questo caso, vanno barrati sia il simbolo del partito che quello del presidente. Alle regionali, però, si può esprimere fino a due preferenze, destinate a candidati consiglieri regionali, nella lista del partito che eventualmente si è scelto di votare. Si può esprimere una sola preferenza, scrivendo il cognome (e il nome in caso di omonimia) del candidato o il numero della posizione in lista. Si possono esprimere e due preferenze, ma i candidati devono essere di sesso diverso. Altrimenti, la seconda preferenza sarebbe nulla. 

Palazzo Lombardia
Palazzo Lombardia
I CANDIDATI IN LOMBARDIA - Attilio Fontana, ex sindaco leghista di Varese, sostenuto da 7 liste: Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Noi con l'Italia, Energie per la Lombardia e Pensionati, e la lista civica 'Fontana presidente' (solo in 7 province su 12). In corsa, anche lui appoggiato da sette liste, il sindaco pd di Bergamo Giorgio Gori: Pd, Lista Gori, Obiettivo Lombardia per Gori, Insieme, Lombardia Progressista, +Europa e Civica Popolare. Il Movimento 5 Stelle candida il consigliere lombardo uscente Dario Violi. Liberi e Uguali l'ex segretario generale della Camera del lavoro milanese Onorio Rosati. Corre anche Massimo Gatti, ex consigliere provinciale milanese di Rifondazione comunista, per Sinistra per la Lombardia. Giulio Arrighini per Grande Nord, movimento fondato da ex leghisti. E Angela De Rosa per Casapound. (Tutti i candidati e le liste)

AL PIRELLONE IL CENTRODESTRA DA 23 ANNI - La maggioranza lombarda è di centro destra da 23 anni, ovvero dalle elezioni del 1995, quando vinse Roberto Formigoni che rimase in carica per 8 anni, per poi cedere il timone a Roberto Maroni che ha rinunciato  a ricandidarsi, meno di due mesi prima delle elezioni, passando il testimone ad Attilio Fontana.